Giacomo Marramao denuncia le crisi del sistema politico stato-nazione e tenta di dare una spiegazione a esse nella terza rivisitazione del libro “Dopo il Leviatano. Individuo e comunità”, edito da Bollati Boringhieri.

Il filosofo si pone criticamente nei confronti di uno stato-nazione minacciato sia sulla scala ridotta delle piccole realtà locali, sia su un fronte globale. Nella prima di queste due realtà, si riscontra una dilagante insoddisfazione causata dalla scarsa attenzione da parte delle istituzioni; a ciò si sommano evidenti difficoltà nella risoluzione di problemi qualitativamente anche molto distanti fra loro. Esternamente, i processi economici globali costringono gli esecutivi verso decisioni unicamente favorevoli al mercato mondiale, a discapito di piccole realtà locali e nazionali. In questa situazione lo stato si trova isolato dalle comunità interne a esso, e al contempo estraneo alla globalità di cui fa parte.

Il cittadino crolla in una profonda sfiducia dovuta a rappresentanti inadeguati e istituzioni incapaci di sanare e avvallare ogni problematica individuale. Ciò è dovuto alla crisi di un meccanismo politico che prevede la risoluzione dei problemi locali in modo planare e assolutamente rigido ed eguale per ogni cittadino, comunità e gruppo etnico – ciò che il professore, attraverso un parallelismo geometrico, chiama “politica euclidea”.

Contemporaneamente si verifica il soffocamento del modello economico nordamericano – basato su un’arbitraria meritocrazia –, a favore di quello del colosso asiatico – edificato invece su concetti quali il collettivismo e l’autoritarismo. In secondo luogo, si trovano a combattere anche modelli economici molto aggressivi come quelli del Brasile e della Russia.

Per quanto riguarda il panorama europeo, Marramao è disposto ad assecondare i desideri secessionistici di determinate identità nazionali, ma evidenzia che al fine di permetterne la sopravvivenza è necessario che rimangano sotto la guida di Bruxelles. All’Europa diagnostica una scarsa coesione fra stati, che non le permette di avere un ruolo da protagonista nella scena mondiale.

Secondo il professore, alle radici della crisi politica ed economica in corso da più di un ventennio, c’è il deterioramento oramai irreversibile del paradigma “Leviatano”, ossia quel modello istituzionale su cui si basano gli stati moderni, teorizzato dal filosofo Thomas Hobbes a metà del secolo diciassettesimo.

Per utilizzare un parallelismo con la visione epistemologica di Kuhn, è in corso una rivoluzione che porterà alla nascita di un modello politico non paragonabile a quello moderno, che riuscirà a risolvere gli innumerevoli rompicapo economici, sociali e politici che caratterizzano la nostra epoca.


Serena Zuliani, Alberto Francescato

Liceo Grigoletti Pordenone