“Dove volano gli asini” è il titolo del libro esordio di Federica Fusco, giornalista pescarese che,  dopo il suo secondo viaggio in Etiopia,  ha deciso di riportare la sua esperienza e le sue emozioni.

Il viaggio, avvenuto nel 2015, ha permesso alla scrittrice di aiutare una Onlus per costruire una scuola in un piccolo villaggio vicino alla capitale Addis Abeba.

Nonostante la sua estrazione giornalistica, l’autrice è riuscita a dare spazio alla fantasia, unendo il reportage a storie  verosimili o addirittura improbabili.

Con lo sguardo della giornalista e la fantasia della scrittrice, l’autrice costruisce trame ricche di emozioni, illusioni e fatti.

Andando oltre ogni regola.

Infatti il libro non si presenta né come un diario di bordo né come un romanzo, ma c’è un equilibro tra cronaca e narrazione.

L’originalità  non è solo nel genere, ma anche nel titolo.

E’ una sorta di provocazione e di  rimando allo scherzo da bambini che cercava di convincere, guardando il cielo,  dell’esistenza di un asino volante: animale fantastico e irreale.

L’autrice ha spiegato, durante l’incontro  che si è svolto in una piccola e caratteristica libreria nel quartiere San Salvario, che ha scelto il titolo  guardando una fotografia del viaggio di un asino in cui si vedevano solo le zampe a causa del cumulo di paglia sulla schiena.

La foto fa parte dell’appendice del libro come molte altre: sono la prova di un viaggio, che è diventato anche qualcos’altro, permettendo così  al lettore di sfogliarle per documentarsi, oppure di accoppiare uno scatto ad una pagina raccontata.

L’autrice descrive l’Africa con un’immagine non stereotipata, ma genuina, di grande energia e speranza.

“l’Africa è un luogo dove pane diventa pene, male miele, e il sole sale ” 

Questa è una citazione del libro che racchiude  l’essenza della storia dei vari personaggi. Personaggi descritti dall’autrice con lineamenti occidentali, ma vestiti con tessuti e turbanti colorati tipici del luogo.

Come la donna disegnata in copertina, il bambino morso dalla iena o come Samar, una ragazza che fa la prostituta per poter vivere.

Le differenze tra l’Occidente e l’Africa, ha affermato l’autrice, sono tante soprattutto a livello linguistico.

E quando non si parla la stessa lingua il miglior modo per comunicare è la musica.

Dal libro infatti si percepisce il clima festoso dell’inaugurazione della scuola non solo tramite la descrizione della scena, ma anche grazie alla presenza di un ritmo musicale nelle parole e nelle frasi.

L’aspetto musicale è stato presente anche durante la presentazione del libro grazie al contributo del musicista jazz Piero Delle Monache e dei suoi pezzi con il sassofono.

Il libro è una sorta di mezzo per l’autrice per colmare e alleviare il suo “mal d’Africa”.

Il suo viaggio in Etiopia è stato  nutriente e l’ha fatta sentire bene, come se fosse a casa, e  le ha lasciato la voglia di ritornarci.

Federica Fusto appare legata a questo territorio e il risultato del suo lavoro, anche se gioca molto con la fantasia e l’immaginazione, è un viaggio intimo e spirituale attraverso cui riesce a cogliere lo spirito e l’essenza dell’Etiopia stessa.

Speriamo quindi in un suo prossimo viaggio e un nuovo libro ricco di emozioni.

 

Matilde Manca 

Liceo scientifico Copernico