14:40 “Federica, non dimenticarti questo pomeriggio dell’intervista con Tahar Ben Jelloun!”
14:41 “Ok, a che ora al Verdi?”
14:43 “15:20 fuori dal teatro”
15:10 “SBRIGATI!! Io, la Giorgia, la Giulia e Abdul siamo al bar a bere un caffè e tra poco andiamo”
15:13 “Ok Pietro, ho capito, sto arrivandooo!”
Seconda fila a destra, cinque blogger armati di carta e penna. 15:30 inizia la conferenza. Tahar Ben Jelloun incontra gli studenti che hanno aderito al progetto Dedica 2014.
Numerosi i temi toccati dallo scrittore, a partire dal razzismo, immigrazione, movimenti estremisti in Europa, per arrivare al cinema e all’educazione.
I microfoni girano tra le file, fioccano domande.
Leggendo “La Rivoluzione dei Gelsomini” abbiamo visto che le sue riflessioni sulla primavera araba risalgono al 2011: ci piacerebbe conoscere il suo punto di vista aggiornato, in particolare sulla situazione in Marocco e in Egitto.
La Primavera Araba ha avuto inizio dalla Tunisia e, come in tutti gli altri paesi in cui ci sono state delle rivolte, sono saliti al potere gli islamisti. Costituiscono un movimento che vuole governare in nome della religione e fare del Corano la loro Costituzione. Hanno preso potere non solo in Tunisia, ma anche in Marocco e in Egitto, rivelandosi incompetenti nella attività di governo. In Tunisia gli islamisti sono stati allontanati dal potere ed è stata introdotta una nuova Costituzione rivoluzionaria che ha sancito l’uguaglianza dei diritti tra uomo e donna , ma anche il diritto alla coscienza personale. Oggi in Tunisia si può liberamente dichiarare di non credere in Dio; viene garantita la libertà di fede. Si tratta di qualcosa di unico in tutto il mondo arabo. La Tunisia è il primo paese progressista nella realtà araba.
Ben differente è la situazione in Egitto, dove per undici mesi è stato al potere il presidente Morsi che apparteneva alla compagnia dei Fratelli Musulmani. Si tratta di una sorta di setta che esiste dal 1920, un’associazione creata per contrastare il colonialismo e le idee occidentali. Rappresentano il desiderio di scardinare il processo di modernizzazione del mondo arabo. Anche in questo caso il movimento ha dimostrato la propria incompetenza provocando l’intervento dell’esercito che ha messo in atto un colpo di stato, arrestando il presidente. Ci furono violente proteste e ad oggi si è in attesa delle prossime elezioni: la Primavera Araba è ancora in evoluzione.
In Marocco invece sussiste una singolare convivenza di diverse forze politiche. Non ci sono state rivolte come negli altri paesi, in quanto il re ha anticipato le necessità del paese attuando delle riforme senza un esplicita richiesta da parte di esso. Ha, per esempio, redatto una nuova costituzione e ha indetto nuove elezioni vinte dagli islamisti. Ha poi nominato primo ministro un esponente di tale partito. Per adesso non ci sono situazioni di conflitto.
Nel mese di maggio si terranno le elezioni europee. I gruppi nazionalisti e l’estrema destra risultano in vantaggio in molti paesi occidentali, persino in quelli ritenuti poco liberali (Paesi Bassi e Francia per citarne due). Come si spiega la crescita di questo fenomeno ?
L’estrema destra in Francia è comparsa all’inizio degli anni ottanta. Il Fronte Nazionale, il partito di estrema destra francese, rischia di ricevere numerosi voti alle prossime elezioni. Perché questo è possibile? Il Fronte Nazionale tiene un discorso antieuropeista, contrario alla moneta unica e allo spazio Schengen. Motivano le difficoltà economiche nazionali accusando l’Unione Europea. Come spesso succede in un periodo di crisi alcuni movimenti politici fanno leva sulle difficoltà e il malcontento della popolazione. Criticano per esempio l’immigrazione, ma non si rendono conto che se l’intera comunità immigrata francese abbandonasse la nazione, essa collasserebbe. In Francia ci sono circa tre milioni di disoccupati e trecento mila possibilità di impiego, che la popolazione francese non accetta. Sono invece gli immigrati disposti a svolgere ruoli più umili. È per questo che il discorso tenuto dall’estrema destra è inaccettabile, falso, non valido. Condiscono la paura con l’islamofobia. Ritengono che l’immigrazione possa minacciare la religione cattolica.
Fino a che punto un immigrato può mantenere nel paese di immigrazione la cultura e le tradizioni del proprio paese d’origine?
Quando i vostri nonni o bisnonni sono andati a vivere all’estero, in Francia ad esempio, venivano etichettati con termini dispregiativi ricavati dalle loro abitudini. Un nome usato era “Maccheroni” per il fatto che gli italiani mangiano la pasta. Se una persona emigra ha il diritto di preservare la propria cultura, ma ciò non significa che si debba contrastare la cultura del paese che ci accoglie, piuttosto adottare entrambe le tradizioni. Per la maggior parte degli immigrati ci sono tre elementi culturali fondamentali: la lingua madre, la cucina casalinga e, la musica e la letteratura. Ricordo che in Francia l’ex Presidente Jacques Chirac una volta, preso dal nervosismo, si espresse dicendo “basta con questo rumore, basta con questi odori”. Non aveva ben chiaro che in realtà sono proprio quei rumori della musica e quegli odori della cucina tipica tradizionale, che costituiscono la natura di un popolo. Non si possono avere stranieri nel proprio paese senza accettare questi elementi fondamentali.
In Italia la situazione è differente, è un paese di immigrazione recente. Prima erano gli italiani che emigravano e si è pensato che sarebbero stati più sensibili riguardo questo fenomeno. Ci si è accorti però che le cose sono precipitate in modo drammatico. Parlo dell’immigrazione clandestina e illegale; per esempio una ventina di anni fa, una nave con a bordo un gruppo di albanesi , è arrivata presso le coste di Lampedusa e non è stata accettata dalle istituzioni portuali. L’Italia doveva essere solamente un paese di passaggio per arrivare in Francia o in Germania. È una questione di politica europea sul tema dei “paesi del sud”. Per evitare quest’immigrazione selvaggia bisogna intervenire sui paesi da cui parte l’immigrazione piuttosto che bloccarla con feroce intransigenza.
Qual è stato il suo rapporto con il cinema?
Sono stato educato nell’amore per il cinema degli anni quaranta/cinquanta, che mi ha aiutato a sviluppare l’immaginazione e a raccontare. Quando ho scritto “Fuoco” mi sono ispirato ad un film di Vittorio De Sica, “Ladri di biciclette”. Non bisogna vedere solo il cinema americano ricco di “action”, ma c’è anche un cinema europeo dell’umanità, soprattutto quello in bianco e nero.
Cos’è che alimenta il razzismo tra i ragazzi?
La principale fonte è l’ignoranza, sommata alla paura e tutto accompagnato da una sorta di stupidità. Quando si cerca di far ragionare un razzista, mettendolo alle strette, chiedendogli per quale ragione il bianco sia superiore al nero, non troverà motivazioni. I motivi che determinano il colore della pelle non dipendono dalla volontà dell’individuo. Bisogna spiegargli che non esistono delle razze al plurale ma esiste un’unica razza: la razza umana. Essa è composta da sette miliardi di individui e ognuno di questi è unico. Siamo tutti diversi ma con delle similitudini. Per gli animali invece ci sono delle razze: tra di loro non si assomigliano. Il razzismo non ha una base scientifica, ma solo soggettiva. Semplicemente una persona può non piacerci e questo rientra nel nostro diritto. Il problema si presenta se una persona non ci piace per via del colore della pelle. Non possiamo amare tutti ma bisogna rispettarci. Per capire il razzismo bisogna mettersi nei panni di chi viene umiliato. Il razzismo non è semplice e leggero, inizia con degli insulti e finisce come nella seconda Guerra Mondiale con le camere a gas.
Cosa pensa della condizione della donna nella società araba di oggi e quali aspetti cambierebbe?
Ho già parlato del grande passo fatto in Tunisia. La condizione della donna è quell’elemento che definisce la modernità e la civilizzazione di una società; se essa sia giusta o meno. In Arabia Saudita purtroppo oggi le donne non hanno gli stessi diritti degli uomini.
Ma quali sono i valori che devono attraversare tutte le culture? Sono la dignità, il rispetto dell’essere umano quanto tale. Ogni essere umano ha diritto al rispetto in qualità di individuo unico. L’unica differenza che sussiste tra gli uomini è la morale.
17:00 Fine conferenza.
Il tema del razzismo e dell’immigrazione sono oggi temi di interesse comune che Tahar Ben Jelloun, grazie alla sua approfondita conoscenza della cultura araba e islamica, è in grado di analizzare dal punto di vista di tutti quei popoli da cui l’emigrazione parte e che sono soggetti a discriminazioni razziste. Attribuisce un ruolo fondamentale alla letteratura, la quale, è in grado di aprire le porte ad un mondo di ulteriori culture. L’opportunità offerta da Dedica ha reso possibile una sensibilizzazione tra i ragazzi nei confronti del mondo islamico di cui Tahar Ben Jelloun si fa portabandiera.
Tahar Ben Jelloun ha ispirato tutti gli studenti: “Non voglio darvi consigli, siete già grandi, però c’è una cosa importante che devo dirvi: è di preservare la vostra curiosità, lottare contro i pregiudizi e leggere, leggere tutti i giorni”.
Abdul Seidou, Federica Elisa Barbui, Giorgia Mascarin, Giulia Grando, Pietro Marcolini
Liceo scientifico M. Grigoletti PN
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