Non è tanto il nome del famoso fisico italiano ad avere importanza nel titolo soprastante, quanto il punto di domanda che lo segue. Lo stesso punto interrogativo che Etienne Klein, rinomato scienziato francese e relatore dell’incontro odierno “Majorana: il fisico assoluto”, svoltosi nel convento di San Francesco e introdotto dal celebre epistemologo Stefano Moriggi, crede di vedere in una via del Cern di Ginevra. Ancora giovane studente in uno stage all’enorme laboratorio di ricerche, si imbatte in una strada dedicata a uno scienziato italiano, Ettore Majorana, e rimane subito colpito dalla data del decesso indicata sulla targa della via ” 1906 – 1938? “. Incuriosito da quanto appena visto, comincia a girare nell’istituto nella speranza di imbattersi in qualcuno che conoscesse quel ricercatore e soprattutto che potesse dare risposta a quel punto di domanda, ma nessuno sembrava averne mai sentito parlare. Alla fine venne a sapere però che si trattava di un celebre fisico italiano scomparso in circostanze misteriose.

Da quel momento in poi per Klein, Majorana fu un’ossessione. Cominciò dapprima ad interessarsi di tutto ciò che riguardava quell’enigmatica scomparsa,  per addentrarsi successivamente nel meraviglioso lavoro che il brillante scienziato italiano aveva svolto nell’ambito della fisica quantistica. Majorana, descritto come un ragazzo magro e timido, ma di una spiccatissima e brillante intelligenza, fu il primo infatti a dare una risposta, quantomeno a livello teorico, alla questione della materia oscura, ipotizzando per ognuna delle particelle subatomiche come gli elettroni, una antiparticella invisibile di carica opposta e di uguale massa. Queste sue numerose teorie, una delle quali pubblicata in un’articolo del 1937 intitolato “teoria simmetrica di positrone ed elettrone”, ebbero un’importanza capitale nel descrivere e spiegare le forze apparentemente invisibili, come appunto quella esercitata dalla materia oscura, che regolano la maggior parte del funzionamento del nostro universo macroscopico.

Klein racconta di come trent’anni della sua vita fossero stati completamente devoluti a questa estenuante ricerca nella quale, lentamente, matura l’idea di scrivere un libro sullo scienziato. Fortemente scoraggiato però dalla già numerosa presenza di testi a riguardo, rinuncia all’iniziale intento. Decide però di tenere comunque una conferenza in Francia, poiché allora Majorana era ancora praticamente sconosciuto a livello internazionale, e poco tempo dopo riceve un’inaspettata e-mail dal nipote dello scienziato, Ettore Majorana “jr.”, che aveva tra l’altro scambiato per lo zio scomparso, nella quale viene invitato ad un’incontro personale in cui discutere sulla sua carriera. I due stringono una forte amicizia, legata da quel comune e forte interesse, e il giovane Ettore spinge Etienne a scrivere il libro che, da solo, non avrebbe mai avuto intenzione di cominciare.

Inizia così la lunga inchiesta di Klein che visita tutti i luoghi legati al fisico italiano, a partire da quella particolare via del Cern. Giunge così al grande acceleratore di adroni ma della via non c’è traccia, informandosi meglio finisce per scoprire che, in realtà contro ogni sua convinzione, quella via non era mai esistita. Ancor più scioccato della prima volta che era giunto al Cern, si riduce a pensare di essersi immaginato tutto e comicamente dice <<ho cercato il nome di uno scienziato italiano scomparso in una via che non è mai esistita>>. Il suo viaggio lo conduce successivamente a Roma in via Panisperna, sede ufficiale della prima cattedra di fisica teorica del territorio, istituita nel 1926 in nome di Fermi dal fisico e politicante italiano Mario Corbino, la quale divenne il principale luogo di studi e di ricerche di Majorana, fino alla cattedra che successivamente gli sarebbe stata assegnata a Napoli dopo numerosi rifiuti da parte sua.

Klein conclude sottolineando l’enorme contributo che Majorana e Fermi, insieme a tutti i ricercatori di via Panisperna hanno dato alla fisica Europea che, da quel momento, e soprattutto dopo il secondo conflitto mondiale, non ha mai più raggiunto un livello così elevato, soppiantata dallo strapotere della scienza Americana “superfinanziata”.

Certo non bisogna disperarsi, Klein stesso si definisce un ottimista aggiungendo che negli ultimi anni la ricerca europea ha battuto quella americana su tutti i fronti, sia su quello dei risultati: la scoperta del bosone di Higgs, la mappatura fossile dell’universo da parte del satellite Plank; sia dal punto di vista economico dato che è riuscita a gestire molto meglio i fondi decisamente più esigui.

Lorenzo Modena

Liceo Michelangelo Grigoletti 4^E