Elisa Casseri, adotta dall’IIS Calamandrei di Crescentino (VC), ci racconta il suo secondo incontro con la classe che la ha adottata. Lo intitoleremo la febbre della lettura e della scrittura. Se per caso vi foste persi il resoconto del suo primo incontro eccovi il link all’articolo. Buona lettura!
Di quando ero adolescente, oltre agli occhi spalancati, le orecchie tese, le mani pronte e i corpi alla ricerca di un punto dal quale iniziare ad avere una forma, mi ricordo anche un’altra cosa: la febbre. La febbre di alcuni per il calcio, i motori delle auto o le racchette da tennis; la febbre di altri per la musica grunge, il cinema d’autore o i romanzi d’avventura. Mi ricordo la febbre per la ragazzina bionda della 2°A o quella per il fratello più grande di un’amica. Mi ricordo ingorghi di febbre di ogni tipo – compresa quella influenzale, ovviamente.
Forse è stato per questo motivo che, in concomitanza con il mio secondo incontro con i ragazzi dell’IIS Calamandrei di Crescentino, mi è venuta la febbre: in qualche modo, nell’ordine naturale delle cose, è sopraggiunto una specie di sforzo meccanico per ristabilire l’equilibrio tra me e una fase della vita che non mi appartiene più; quindi sono partita, ma con il cappotto.
A Crescentino, io e ragazzi ci siamo rimessi in cerchio e, per parlare di Teoria idraulica delle famiglie, il mio romanzo d’esordio, abbiamo parlato di che cosa è la scrittura, di come nasce un immaginario letterario e dell’Aleph di Borges, di quale termometro si deve usare per misurare la propria passione, di Truman Capote che, nell’introduzione a Musica per camaleonti ,dice che «(…) quando Dio ti concede un dono, ti consegna anche una frusta; e questa frusta è predisposta unicamente per l’autoflagellazione», della vita divisa in avventure e riflessi, due parti di una cicloide metà sottoterra e metà sopra, come l’architetta DeLillo ne La stella di Ratner, della formazione di uno scrittore e di come la sua biografia c’entri con i suoi libri -partendo da un saggio di John Barth, contenuto ne L’algebra e il fuoco; abbiamo parlato, insomma, di quando e come e dove inizia a piovere perché «la fantasia è un posto dove ci piove dentro», come scrive Calvino in Lezioni Americane, nella conferenza sulla visibilità.
Quello che è successo dopo è che si doveva decidere il libro per il nostro terzo incontro, un libro scelto dai ragazzi, per il quale avevano fatto una riunione -mi aveva avvertito il professore. E invece, al momento di comunicarmelo, la temperatura dei ragazzi si è alzata, il sistema di termoregolazione è saltato ed è partita una discussione febbricitante, giocata a colpi di autori, libri, tematiche, motivazioni, gusti personali. Io sono stata zitta ad ascoltarli dibattere per un bel po’ e, piano piano, ho iniziato a sentirmi meglio.
Vedere degli adolescenti che litigano per difendere i propri libri del cuore ti fa passare la febbre. Altro che tachipirina.
Elisa Casseri
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