Dopo numerose battaglie, il governo americano ha oggi iniziato a privatizzare Internet. Nello stesso giorno, al festival di Internazionale a Ferrara, si è discusso del controllo dei nostri dati e della loro vendita con il giornalista britannico Paul Mason e lo specialista biellorusso Evgeny Morozov. A presiedere il dibattito Pierfranceso Romano, scrittore per Internazionale.

Duecento anni fa le fabbriche erano essenziali al capitalismo, così come lo è oggi il mondo di Internet: nel nostro immaginario esiste un cyberspazio, regolato da leggi differenti dalle nostre, per questo le aziende di commercio elettronico sono immuni alle leggi di scambio. I nostri dati vengono venduti tra aziende di diversi Stati senza essere controllati: le persone si preoccupano per la loro privacy e dei negoziati per i TTIP, ma ogni volta che accendiamo il nostro telefono o cerchiamo qualcosa su Google i nostri dati vengono venduti a qualche azienda americana.

È possibile che le nostre informazioni siano liberalizzate senza essere più vendute per i profitti di altre aziende? Vendendo i nostri profili privati, Google non ha bisogno di farci pagare per i servizi che ci offre: il diritto della privacy si sta lentamente trasformando nel diritto di usufruire di un servizio. Soltanto chi può permettersi di pagare può disporre delle proprie informazioni.

In un mondo dove il profitto conta più del rispetto per la persona, a che prezzo possiamo riacquistare la nostra privacy?

Emma Faccini, Chiara Tarulli