L’1 Marzo 2019, in occasione della settimana classica, il Professor Camillo Neri, docente di lingua e letteratura greca all’Università di Bologna, è stato relatore di un incontro con i ragazzi del Liceo Ariosto di Ferrara dal titolo “Fiamme Gemelle, storia di un (possibile) rapporto intertestuale”. Saffo e Catullo: Neri mette in evidenza lo stretto collegamento che intercorre tra la lirica greca e quella latina, il carme 51 di Catullo viene spesso interpretato come una traduzione (più o meno fedele) del fr. 31 di Saffo. Da ciò ha avuto origine la riflessione sul termine geminus, nucleo centrale della conferenza. Gemina, fratelli, costellazioni, ma anche coppie naturali: nella pluralità di significati risiede l’ambiguità di questo lemma, che trova largo uso nella letteratura latina del I secolo, da Catullo a Ovidio, da Properzio a Virgilio. Su questi autori si è focalizzata la ricerca di Neri, che ha evidenziato come tutti abbiano affiancato geminus a parole appartenenti ad uno stesso campo semantico, quello della luce. Catullo, parlando dei sintomi dell’amore, dice: “gemina teguntur lumina nocte” (“gli occhi (lumina, da lumen, luce) sono coperti da una duplice notte”); Properzio descrive gli occhi dell’amata Cinzia come “geminae, sidera nostra, faces” (“fiaccole gemelle, stelle nostre”); in Virgilio gli occhi di Augusto, rappresentati sullo scudo di Enea, “vomitano fiamme gemelle” (geminae flammae); in Ovidio, infine, gli occhi di Narciso sono “geminum, sua lumina, sidus” (“i suoi occhi, duplice stella”).
Queste “fiaccole gemelle”, così ambigue e misteriose, scolpendosi sempre più nell’immaginario collettivo, hanno dato origine ad una lunga tradizione successiva, che si protrae fino ai giorni nostri.
Margherita Baldazzi e Maria Guandalini
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