Francesco Abate è stato adottato dal Liceo Scientifico Majorana Torino e ci racconta la sua esperienza. Citando lo stesso Abate “ben oltre il rapporto io scrivo e tu leggi”.
E alla fine ci siamo incontrati. Già due volte. Un giorno di fila all’altro, andando oltre l’orario consentito e ben oltre il rapporto io scrivo e tu leggi.
Quindi, ci siamo guardati negli occhi, ci siamo molto commossi, in certi momenti abbiamo pure dovuto trattenere le lacrime ma subito dopo abbiamo riso, parecchio, guardandoci con una nuova intesa, nonostante le differenze.
Un adulto di 50 anni che ha iniziato la sua Odissea proprio fra i banchi di un liceo simile a questo, il Majorana di Torino. Dall’altra parte ragazzi e ragazze poco più o poco meno che maggiorenni. Infatti, per due giorni di fila abbiamo festeggiato due compleanni, quota 18, maggiore età. Va da sé che abbiamo fatto pure festa, senza fare bordello ma con la calma e l’intensità che ha contraddistinto questo nuovo rapporto.
Ho raccontato una storia, la mia, e quella di mille ragazzini che fra i banchi di scuola hanno scoperto di dover fare i conti con una malattia inesorabile. Ho raccolto le loro storie (quale la famiglia che non ha dovuto fare i conti col dolore?), le loro curiosità (tante e subito snocciolate senza timidezza), i loro dubbi (guai a non coltivarli) ma soprattutto il loro affetto.
Ho raccontato storie, quelle degli scrittori che mi hanno formato. E siamo tornati tutti insieme alla lavagna ma solo per seguire un filo, senza perderci. Le storie di uomini, prima ancora che scrittori, come lamico Franz (Kafka) o il compagno davventure Pier Vittorio (Tondelli).
Fra pochi giorni abbiamo l’ultimo incontro prima della festa finale al Salone del libro. Toccherà a loro raccontare le storie scoperte fra le pagine dei libri. E sono curioso.
Francesco Abate
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