“Parlate al vostro linfoma, mettetegli paura, lui vi sente”.
Questo ciò che Franco Mandelli, medico, ematologo e perfino scrittore, raccomanda ai “suoi” pazienti ogni mattina quando va a visitarli, convinto che la guarigione non dipenda solamente dalle cure ospedaliere, ma soprattutto dal coraggio di combattere e vincere la malattia. Ma questa forza non la si trova sempre da soli, il dottore non deve preoccuparsi solo delle cure mediche, deve prendersi cura del proprio malato, non occorre dedicarci ore, pochi minuti, un sorriso, una parola di conforto, a volte possono essere più che sufficienti a rendere più lievi momenti tragici. E’ proprio da questo pensiero che nasce il nuovo libro di Mandelli, “Curare è prendersi cura”, presentato giovedì pomeriggio a Pordenonelegge presso la suggestiva sede del Palazzo Reale Mantica e a cui hanno partecipato non solo medici e volontari esperti del settore, ma anche giovani studenti, commossi più volte dalle sue parole.
Spaziando attraverso svariati temi, dal volontariato alle cure alternative, dal dolore alla spending review sulla sanità, ha dato prova della sua enorme umanità, del coraggio, dell’amore per tutti i pazienti. Una vera e propria missione quella che si trova ad affrontare ogni giorno in ospedale, ricca di fatica e impegno, ma sicuramente ripagata da un sorriso, da un “grazie dottore”. Sta proprio qui l’importanza di essere volontari, di donare il proprio tempo agli altri senza nulla in cambio. Ma si sa che in fondo l’aiuto disinteressato finisce col diventare un boomerang, ci torna indietro e ci sentiamo ricchi e spesso realizzati. E chi meglio del dottor Mandelli, o meglio, del “prof”, può spiegare un concetto così importante? Lui che ha impiegato tutta la sua vita a favore della medicina e che dopo anni di professione fonda AIL, Associazione contro le leucemie-linfomi e mieloma, conosciuta ormai in tutta Italia e che conta migliaia di volontari.
Incentivato dalle domande poste dal noto giornalista Stefano Boscariol, si è poi schierato contro le cure fasulle e spacciate per miracolose che si sono succedute nel corso degli anni, al contrario, ha esaltato i progressi scientifici, ricordando quanto fosse difficile la lotta alle leucemie qualche decennio fa. Quando un bambino era colpito da una forma acuta di questa malattia Mandelli, incapace di capire come fosse possibile che una piccola vita dovesse già finire così, spiegava ai genitori che l’unica speranza era un miracolo, le cure mediche non potevano salvarlo. Ora più dell’80% delle leucemie infantili vengono curate, davvero un risultato soddisfacente per chi ha dedicato tutta la vita alla ricerca.
Tutti sappiamo che la malattia porta dolore fisico, a volte davvero insopportabile, ma è accettabile che la medicina annulli questo dolore con uso di sostanze che possono creare dipendenza come la morfina? L’autore si schiera senza mezze parole, “Il dolore ci fa perdere la dignità”. Racconta come spesso suoi pazienti gli abbiano confidato di voler morire a causa della troppa sofferenza e in questi casi diventa davvero utile l’utilizzo di un analgesico così potente che, nonostante abbia al suo interno alcuni principi negativi, riesce a donare attimi di sollievo dopo un eterno malessere.Anche in questo notiamo la delicatezza che ha sempre accompagnato il pensiero di questo medico che, arrivato all’età di ottantaquattr’anni, non cessa ancora di donare la sua vita a tutti i malati, trasformando le loro speranze in certezze.
I più sentiti applausi che hanno chiuso la conferenza hanno dimostrato quanto sia stata apprezzata la testimonianza di un uomo che da sempre ha voluto essere, secondo la sua definizione, il vero dottore: “uomo di scienza ma soprattutto di coscienza”.
Alberto Maluta
Liceo scientifico M. Grigoletti, Pordenone
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