“Quando scrivo riesco a vedere delle immagini e mentre disegno riesco a formulare una storia, nella mia testa il processo si delinea allo stesso modo.”
Così la fumettista Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti, durante la conferenza sul binomio “parola e immagine”, descrive come concepisce il processo creativo dietro alle sue opere.
L’autrice si descrive come una persona che ha sempre amato disegnare: fin da piccola l’arte è stata una componente importante della sua vita. In particolare, ricorda con affetto quando in chiesa con il fratello, per ingannare la noia, disegnava storie di fantasia.
Nasce così la sua passione per il mondo dei fumetti, scoprendo i Peanuts, Spiderman, il manga e, di nascosto dai genitori, Valentina di Crepax. La piccola Yole ancora non sapeva che, con il tempo, questo strumento le sarebbe stato fondamentale per esprimere se stessa e per dar voce alla sua identità. Ora scrive e disegna storie per offrire al suo pubblico eterogeneo uno specchio della realtà, nella sua contorta commistione di dolcezza e brutalità: “invidio alle nuove generazioni – dice – la possibilità di avere, soprattutto sui social, tante esperienze diverse con cui confrontarsi”.
Josephine ha sottolineato come si senta molto vicina alle persone che seguono i suoi lavori, con cui è riuscita ad instaurare un legame molto forte; i suoi lettori sono le sue “stelle”, perché, come le diceva la mamma, più si splende tutti insieme, più è facile trovare il cammino. La condivisione di certi temi, soprattutto se autobiografici, unisce ancora di più le persone e, proprio da questa consapevolezza, è nata in lei la necessità di fare coming out come donna transgender tramite i suoi fumetti. Ma una decisione coraggiosa di questo tipo porta con sé anche conseguenze difficili da gestire, che Yole ha imparato a relativizzare soltanto con il tempo. “Magari qualcuno allora mi avesse detto che nessuno ha il diritto di farti sentire sbagliato”.
Altre critiche le sono state mosse anche sullo stile di disegno, tanto semplice ed immediato da risultare quasi “brutto”. Fumettibrutti spiega che il suo semplificare le immagini, trasporle su carta con immediatezza, senza troppa cura dei particolari, è dovuto all’urgenza di parlare, di raccontare storie autentiche, senza peli sulla lingua.
Sulle sue pagine trovano spazio temi generalmente marginalizzati, come la liberazione sessuale, l’espressione dell’identità di genere e il piacere femminile, senza limitarsi ad un erotismo fine a se stesso, ma dando vita ad un mondo dominato dal desiderio ma anche dal conflitto, sia emotivo che politico.
Nonostante si faccia portavoce diretta di importanti battaglie, prima fra tutte il femminismo, da cui ha imparato la grande lezione di non dare per scontata nessuna conquista, Josephine non vuole essere un modello ma mantenere la sua umanità, espressa tanto fedelmente nei suoi racconti.
L’artista conclude il suo intervento con un elogio alla diversità: “La diversità è una ricchezza e andrebbe sempre tutelata, io sono quella che sono e sono fiera di esserlo, soprattutto grazie al mio percorso di transizione”.
Vladyslav Compagnucci e Lucia Di Foggia, Liceo Ariosto
Margherita Baldazzi e Antonia Romagnoli, supertutor
Giulia Zanetti e Eva Giacomello, Liceo Grigoletti
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