Gilberto Corbellini, epistemologo e professore di bioetica presso l’Università La Sapienza di Roma, ha presentato al pubblico di Portici di Carta il suo nuovo libro Nel paese della pseudoscienza in cui muove una critica indiretta contro quelle teorie, metodologie o pratiche, che non hanno alcun fondamento scientifico.
Il suo saggio evidenzia come il cervello sia da sempre portato naturalmente a credere alle pseudoscienze perché queste forniscono una risposta immediata a un quesito. Le scienze, invece, dovendo attenersi al metodo scientifico, che prevede tempi ed esperimenti di lunga durata, non sono in grado di soddisfare la velocità della richiesta.
Le false credenze presentano un pericolo non solo per la scienza, ma anche per la società che, chiamata a compiere delle scelte per il bene comune, finisce per essere influenza da errate convinzioni. Può sembrare paradossale che in un epoca in cui il grado di istruzione comune è più elevato rispetto al passato vi sia ancora chi è disposto a credere alle superstizioni!
Il professor Corbellini sostiene che si debba sviluppare una forma di pensiero critico che vigili sulla propensione del cervello a legittimare delle soluzioni più accattivanti ma infondate. Lo studio della statistica può essere, tra gli altri, un valido strumento per educare anche i più giovani al rigore scientifico.
Corbellini ha ribadito inoltre che difendere la scienza equivalga a difendere la nostra libertà: la scienza infatti educa alla capacità di rifiutare ogni risposta univoca e definitiva, aprendo a un continuo dibattito capace di accogliere sempre nuove vedute purché adeguatamente dimostrate.
Questo atteggiamento è alla base di una forma democratica del pensiero e della società stessa.
Valeria Lanero e Elisabetta Mottola
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