È al Museo dello Sport, presso lo Stadio Olimpico, Circoscrizione 2, che vengono accolti, sabato 10 maggio, Oliviero Beha, giornalista fiorentino, e Ali McConnon, giornalista canadese. L’incontro ha lo scopo di promuovere il libro dei fratelli McConnon, La strada del coraggio, e di Oliviero Beha Un cuore in fuga, dedicati al campione di ciclismo Gino Bartali. Il grande ciclista non viene raccontato soltanto attraverso le vicende che lo ritraggono come campione, ma viene presentato, dalla giornalista canadese, anche come un eroe per il grande aiuto offerto nella causa dell’Olocausto. Scoperta questa realtà poco conosciuta, Ali inizia la stesura del libro, che è composto sulla base di fatti documentati. Naturalmente, come ha detto Beha, “Le parole non danno giustizia ad un libro ed è il lettore che deve instaurare un rapporto con esso”, tuttavia qualche piccola anticipazione sul contenuto viene rivelata dagli autori. Innanzitutto il ruolo svolto da Bartali durante la seconda Guerra Mondiale, cioè quello di portare, nascosti nella sua bicicletta, i documenti falsi che hanno permesso a molti Ebrei di mettersi in salvo. I due giornalisti, hanno poi presentato i lati più quotidiani e poco noti del ciclista, come la sua dipendenza dal fumo o il fatto che beveva molto. In questo campo Beha è andato ancora più a fondo scoprendo il lato superstizioso di Bartali. Tra i due giornalisti c’è una divergenza rispetto all’idea di Bartali eroe: Beha, afferma che Bartali non avrebbe mai voluto questo appellativo e sottolinea come la fama del grande ciclista lo ha sicuramente aiutato poiché senza, avrebbe difficilmente passato i controlli; mentre la McConnon esalta in maniera particolare quest’aspetto e cita il fatto che lo scorso settembre Bartali sia stato dichiarato Giusto dal popolo di Israele. In conclusione c’è stato il momento delle domande; due, in particolare, hanno avuto maggiore rilevanza: una per Ali ovvero: – Come può uno straniero presentare l’immagine di Bartali ai bambini?- Lei, pronta, soddisfa l’interlocutore affermando che si tratta di una figura nobile, ma, allo stesso tempo, umile che permette di esplorare un periodo storico dell’Europa, non molto conosciuto in America. L’altra per Oliviero: – Come mai si sente sempre meno parlare della bella storia del campione?- Risponde esaurientemente anche Beha, rattristato, come è evidentemente dalle sue parole: -Purtroppo in Italia si è sempre più attratti dal gossip e dalle notizie negative: molto più scalpore avrebbe fatto scoprire che Bartali era un pedofilo piuttosto che scoprire che ha ospitato una famiglia di Ebrei e ne ha aiutati molti altri a salvarsi. –
Matteo Scorcione, Liceo “Copernico”
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