Come avevo preannunciato nel precedente articolo su questo blog (http://bookblog.salonelibro.it/portare-la-narrativa-contemporanea-nei-licei/) il mio progetto consisteva nel cercare di far scrivere i ragazzi, mettendoli a confronto con le gioie e i problemi che ogni scrittore si trova davanti. Per fare questo, abbiamo letto e commentato assieme alcuni racconti di Primo Levi e Tommaso Landolfi. Dopodiché, abbiamo pensato a un tema comune su cui scrivere. È stato scelto un aereo, il quale sarebbe incappato in uno “strano avvenimento”, deciso dalla fantasia dei ragazzi.

Tutti hanno partecipato e scritto entusiasticamente, e alcuni dei loro racconti mi hanno davvero sorpreso, in positivo. Nell’incontro finale al Salone del Libro, lunedì 22 maggio, spero di avere il tempo di leggerne almeno uno! Nel frattempo, con l’idea di incuriosirvi, pubblico un paio di estratti!

1 – L’aiuto che fa la differenza, di Matteo Pleitavino

Sullo schermo del radar meteorologico apparve una macchia di colore verde e gialla, dalla quale se ne allargava un’altra, sempre più rossa, che si avvicinava all’aereo. Incredulo, Matthew guardò fuori: il cielo, fino a quel momento azzurro e limpido, si stava scurendo sempre di più. Giusto il tempo di accendere il segnale “allacciare le cinture” e l’aria divenne turbolenta, sballottando l’aereo su e giù, sempre più forte. L’autopilota si sganciò. Matthew si trovò a dover pilotare manualmente. Fuori era sempre più buio; la turbolenza aumentava. Un ticchettio sempre più forte divenne in pochi attimi un boato: la grandine martellava l’ aereo.

Per un attimo, Matthew ripensò al sogno del passeggero e al suo tragico epilogo. Cominciò a sudare mentre cercava di tenere l’ aereo in linea di volo. E, per la prima volta, sentì venire  meno la sicurezza che lo aveva sempre contraddistinto. Un senso di smarrimento e di incapacità lo aveva assalito e non riusciva a levarseli di dosso. A un tratto, si accese una spia rossa sul pannello, segnalando l’approssimarsi di un assetto pericoloso, mentre una voce elettronica scandiva la parola STALL…STALL…STALL…


2 –
Nubi, di Marzio Poletto

Poi, lontano, per un attimo, mi sembra di vedere qualcosa. Faccio un veloce ripasso mentale: non credo possa essere un areoplano, mi avrebbero comunicato qualcosa se fosse così; ho controllato l’altitudine: non ci dovrebbero essere monti sotto di me. Sarà stato uno scherzo della mia mente, ma almeno cercare quella cosa mi aiuta a restare vigile. Inizio a scrutare quel monotono azzurro. Non trovo niente. Provo  a sporgermi dal sedile per avere una prospettiva diversa: nulla. Cerco tra le nubi; mi era parso grigio quello che avevo visto. Eppure c’è solo il vuoto, interrotto qua e là dal candore di tante pecorelle bianche.

Sto ancora guardando, cercando anche oltre il mio stesso sguardo, quando la cabina di pilotaggio diventa buia. Impreco; ho paura: che possa essere un malfunzionamento delle luci? Poi penso: idiota, è giorno. Chi tiene accese le luci della cabina, di giorno? Non so cosa possa essere, comunico col Centro Informazioni. Loro ridono, e mi dicono di non scherzare. Non vedono niente sui radar. Avventatamente mi alzo e vado a chiamare il comandante.

«Signore abbiamo un problema», gli grido bussando alla porta. «Si muova a uscire da quel cesso.»

 

3 – Quel brivido lungo la schiena, di Lino Ivan Lorenzo Basilico

Cerco di distrarmi.
Quel brivido lungo la schiena mi sta davvero facendo impazzire.
Ma non ci riesco, più cerco di non pensare, più penso.
E mi ritrovo a guardare a destra e a sinistra.
Tanti mi prendono per pazzo. Mi hanno sempre preso per pazzo.
Da quando sono nato, credo negli Angeli. Quelli che alloggiano sulle spalle di ognuno di Noi, quelli custodi. E molto spesso cerco di vederli. Mi ritrovo a guardarmi in giro alla disperata ricerca di qualche minima traccia.
Proprio come ora.
Ma, ogni volta che mi succede, la gente mi prende in giro per questa mia convinzione. Ci sono stato malissimo; non lo nego, anzi: lo ammetto. Ma il dolore ci rende forti. Così sono andato avanti coi miei sogni.
Ed eccomi qui: alla solita cloche, nella solita tratta, al solito B-737, da poco meno di 365 giorni.
La voce del controllore di volo mi solleva da tutti i pensieri. Mi avvisa di un imminente temporale.
“Ah. Che nervi!”.
Ho sempre odiato i temporali. Ma la cosa che mi da più fastidio è quel brivido lungo la schiena.
Poco dopo sento in lontananza un piccolo tuono. Poi un altro poco più vicino, un terzo e un quarto. Poi un quinto, vicinissimo.
E succede una cosa inaspettata. Diventa tutto nero. Buio.
Tranne per una piccola luce luminosissima là, sull’orizzonte. Non riesco a fissarla, fa più male della luce solare. Distolgo lo sguardo, chiudo gli occhi. Quando li riapro vedo una cosa altrettanto fantastica.
La vedo lì, ma sono colto di sorpresa. E per poco non cado all’indietro.
È maestosa. Davvero.
Non ci impiego tanto a capire cos’è…
Per tutto il resto, l’appuntamento è al Salone del Libro di Torino, lunedì 22 maggio, dalle 11.00!