Il 19 marzo abbiamo accolto lo scrittore Bruno Arpaia nella nostra scuola per dare luogo a un incontro produttivo in un clima sereno di discussione.
Incontrare lo scrittore del libro consigliatomi dalla mia professoressa di italiano è stato molto interessante. Ho, infatti, apprezzato molto il giallo “Prima della battaglia” e tramite l’incontro ho potuto comprendere il motivo di certe scelte di Arpaia. Averlo conosciuto è stato infatti fondamentale per comprendere le caratteristiche dei personaggi che, a grandi linee, si possono collegare alla personalità dello scrittore. Leggendo il libro ero rimasto colpito dal finale non chiaro e lasciato in sospeso; dopo questo incontro Bruno ha detto qualcosa sulla scelta del finale, che per lui doveva lasciare libera l’immaginazione del lettore.
L’incontro è stato principalmente incentrato sull’importanza e la bellezza della lettura e della cultura in generale. Raccontare vicende è sempre stato fondamentale nella storia. Il cervello umano rielabora gli eventi creando storie ed è questo il vero motivo della necessità di narrare. Ogni forma di racconto, che sia un libro o un film, porta l’uomo a svilupparsi e talvolta ad apprezzare ciò che gli si propone. Proprio per questo Arpaia ha cercato di convincerci del fatto che bisogna appassionarsi ai libri creandosi però un gusto letterario, che permetta anche, eventualmente, di odiare un testo.
Lo scrittore è molto diverso da come immaginavo: è una persona estremamente interessata al confronto con i suoi lettori e con i giovani. Anche se molto colto, Bruno si esprime con un linguaggio molto diretto e adatto ad un incontro con dei giovani, cosa che ha reso molto più coinvolgente la visita.
Niccolò Cencetti
L’incontro con lo scrittore Bruno Arpaia è stata un’esperienza particolare. In modo forse un po’ inusuale, ha cercato di coinvolgerci nel suo discorso che personalmente ho trovato molto interessante.
Infatti, ha iniziato a spiegarci qual è stata sia la sua esperienza da scrittore che la sua esperienza da lettore. Con energia ed entusiasmo ci ha anche parlato dei libri di Gabriel Garcia Marquez. Anche grazie ad essi ha intrapreso lo studio della cultura dell’America latina e della Spagna, che l’ha portato poi a scrivere dei libri come ‘L’angelo della storia’, che ho iniziato a leggere recentemente.
Mi sembra un romanzo molto realistico e vicino al lettore; inoltre, una volta conosciuto lo scrittore, mi ha iniziato a coinvolgere ancora di più.
Infatti, solo dopo aver notato l’attenzione ai particolari e al peso che dà alle parole nel suo discorso, ho iniziato ad apprezzare durante la lettura dettagli singolari che prima non avrei mai notato.
Quindi nel complesso per me è stata una bella esperienza perchè ho conosciuto uno scrittore pieno di entusiasmo e voglia di relazionarsi con gli studenti, e soprattutto uno scrittore che mette passione in quello che scrive.
Benedetta Fasciolo
Mentre ero seduto a due posti di distanza, alla destra di Bruno Arpaia, sentivo ritornare dal passato i lontani anni 70′ e 80′. Ricordavo che c’era qualcosa che mi incuriosiva del 1968 e degli anni successivi, per alcune informazioni che mio padre mi aveva tramandato, ma mentre guardavo Bruno con occhi che non conoscevano ancora, decisi di entrare dentro le parole che avrebbe pronunciato.
Mi interessava per il suo spaziare non solo sul tempo ma anche all’interno delle tipologie della conoscenza che ci proponeva. Parlava di scienza attraversando tutti i saperi e finalmente giunse al suo campo. Parlava della scrittura come di qualcosa che andava addirittura oltre lo spazio e il tempo. Pensare a queste due componenti quando si scrive ha avuto come risultato un’infinità di testi che sono ognuno il simbolo di un’epoca che noi giovani dobbiamo rincorrere, per non dimenticare ciò che sono stati i nostri progenitori. Almeno, se ci interessa…
Le parole di Bruno mi hanno convinto del fatto che un libro può cambiare la vita e per pura curiosità ora sul mio comodino giace “Cent’anni di solitudine” di Marquez. Quando disse che tra i libri che gli cambiarono la vita vi era “Zanna bianca” di Jack London, mi sconvolse l’esistenza. Uscii dalla biblioteca con la testa che pompava, sentivo tutte le sue idee che permanevano in me, trascinandomi nel passato per il puro piacere di trovare risposte. Essendo il primo incontro non so cos’altro mi aspetta, ma sono curioso.
Pietro Toscani
“La voce presente di chi parla e la voce assente di chi ascolta”. Questa frase a mio parere definisce perfettamente l’argomento trattato con Bruno Arpaia nel primo incontro. Dobbiamo iniziare ad ascoltare ciò che la gente tenta di comunicarci ogni giorno, anche se, al primo impatto, può rivelarsi insignificante. La vita quotidiana di qualsiasi uomo potrà essere, in futuro, una storia da raccontare, un’ipotetica trama da film, un’avventura da best seller. Purtroppo, si tende ad ascoltare poco, si preferisce agire d’impulso. Pensiamo di sapere gia tutto, ma in realtà non sappiamo nemmeno chi siamo. Dovremmo iniziare a ricavare, anche dalle cose più banali, qualcosa che possa esserci utile, qualcosa che un giorno potrà diventare una parte della nostra storia. “Petrarca e nemmeno Dante sono nati autori, la loro storia non l’hanno vissuta in prima persona, hanno inventato tutto, partendo da un piccolissimo spunto, un semplice evento quotidiano”. Quindi, quello che ho potuto compredere al meglio, è stato di non dover aver paura di scrivere la propria storia, di non esitare a progettare il proprio cammino.
Gabriele Montatore
Giovedì 19 Marzo ho partecipato per la mia prima volta ad un incontro con uno scrittore. Ci siamo ritrovati nella biblioteca della scuola dove erano state disposte delle sedie in cerchio in modo da poter dare all’incontro un’aria più rilassata. L’idea era di un faccia a faccia con Bruno Arpaia, uno scrittore di origine napoletana. Una volta accomodati Arpaia si presenta raccontandoci delle sue esperienze legate alla scrittura e alla lettura. Dal suo modo di presentarsi e dal suo discorso ho potuto capire subito che non si trattava di una persona rigida o noiosa.
Del suo discorso, in particolare, ho apprezzato il fatto che ritenga la lettura come un metodo per accrescere le nostre esperienze. In altre parole Bruno Arpaia pensa che, se noi riusciamo ad identificarci con la storia che stiamo leggendo, riusciamo a “popolarla” con il nostro subconscio e riviviamo la situazione proposta dallo scrittore, sperimentando una nuova esperienza. Se posso dire la mia, questa idea mi ha riportato alla mente un film, ‘Inception’, in cui si riesce a creare un sogno dove poi vengono catapultati dei sognatori che lo popolano con il proprio subconscio. Ritengo che questa interpretazione della lettura sia molto interessante; speriamo che i suoi libri riescano a soddisfare tale caratteristica.
Enrico Malcapi
“Innamoratevi delle storie, di qualunque tipo queste siano!” Questo è stato il messaggio lanciato da Bruno Arpaia nel primo incontro che ha avuto con noi.
Dopo esserci seduti in cerchio abbiamo iniziato a riflettere con il nostro “scrittore adottato”, spaziando dalla letteratura alla fisica alle passioni personali. L’argomento che mi ha affascinato di più è stato il tempo.
Quando penso al tempo, m’immagino la scansione temporale attraverso un orologio, lo scorrere dei giorni, la fugacità dei momenti, ma non penso mai alle potenzialità che esso nasconde in sé.
La nostra vita è un continuo scorrere del tempo, in cui affrontiamo problemi, proviamo emozioni, elaboriamo esperienze; quindi in fondo, come dice Arpaia, il tempo non esiste, è solamente una concezione in cui inseriamo continui ricordi, cioè frammenti di azioni realmente avvenute. Questi frammenti, rammentati successivamente, fanno nascere in noi storie che ci permettono di “rivivere” quel tempo passato.
Ma le storie non le creiamo solo noi, ci vengono anche tramandate dagli altri, per farci immedesimare nelle loro passioni, nelle loro esperienze. Un film, un libro, un quadro o una canzone, non importa in quale epoca siano stati ideati, ci faranno rievocare quel momento come se l’avessimo vissuto noi, arricchendoci di vantaggiose informazioni per il nostro Io.
Per concludere vorrei ringraziare Bruno Arpaia dal momento che mi ha fatto percepire non il solito aspetto fugace del tempo, ma le sue potenzialità, facendoci innamorare delle storie.
Edoardo Guglielmetto
Quando la nostra professoressa ci ha avvisato dell’incontro con lo scrittore Bruno Arpaia, ho pensato che sarebbe stato un incontro ufficiale e non molto coinvolgente, dato che non conoscevo le sue opere. Credevo che fosse un uomo troppo serio, che non sarebbe riuscito a ispirarci molto. Invece è stato proprio il contrario. Appena è arrivato, ha salutato ognuno di noi amichevolmente. È stato bello che ci siamo seduti in cerchio insieme all’autore e, essendo pochi, è stato possibile seguire il suo discorso con più attenzione. Si è creata, dunque, un’atmosfera confidenziale e rilassata. Arpaia ha utilizzato un linguaggio diretto e colloquiale, riuscendo così a catturare la nostra attenzione. Ho trovato che sia stato umile perché non è venuto in veste di scrittore per pubblicizzare le sue opere, ma è venuto per parlarci dei libri che ha letto lui e per consigliarceli.
Vlada Pachkova
“Prima di tutto bisognerebbe morire per poi potersi godere fino all’ultimo respiro la propria vita”. E’ proprio con questa citazione di Woody Allen che lo scrittore Bruno Arpaia si è presentato alla nostra classe il giorno in cui abbiamo avuto la possibilità e la fortuna di “adottarlo”. Come ha chiarito fin dalle sue prime battute, la lettura per lui non è mai stata un elemento che lo privava di libertà o gli impediva di svolgere attività adolescenziali, piuttosto è stata un’arma che ha utilizzato a suo vantaggio come mezzo per fuggire dalla realtà in cui era nato e cresciuto. Bruno Arpaia, infatti, ci ha raccontato di essere nato ad Ottaviano, un paese in provincia di Napoli, nel 1957, e di aver vissuto la propria giovinezza negli anni della rivoluzione culturale, quando era forte la volontà di cambiare la mentalità tradizionale limitata e chiusa. Perciò si era formato attraverso la lettura di saggi, perdendo per un certo periodo della sua vita la bellezza di mondi come quello di Dickens o di Jack London e l’occasione, come racconta in modo ironico, con una ragazza di cui si era innamorato, appassionata di grandi romanzi. Ciò che più mi ha colpito di questo primo incontro è stata proprio la sicurezza del suo vedere nella lettura obbligata un mezzo che porta solo all’odio verso il meraviglioso mondo che in realtà la lettura offre. Secondo Bruno, infatti, leggere deve essere un atto completamente libero, poiché solo così si possono scoprire gli aspetti totalmente soggettivi e personali che un testo offre ad ogni lettore.
Alessandro Pasquale
Quando la professoressa ci ha annunciato la decisione di aderire al progetto “Adotta uno scrittore”, pensavo che avremmo dovuto sorbirci la solita noiosa lezione frontale da parte dell’autore. Questo perchè ancora non conoscevo lo scrittore da noi “adottato”.
Con un simpaticissimo accento partenopeo, Bruno Arpaia si è presentato subito come un amico piuttosto che come uno scrittore di professione, creando una piacevole atmosfera di confidenza che, grazie alla sua disinvoltura nel parlare, ci ha avvicinati e appassionati. Egli ha introdotto il discorso soffermandosi sul peso che ogni parola possiede, sul potere che essa ha di farci fare esperienza e di farci vivere altre vite; da questo elemento centrale, ha poi sviluppato diversi pensieri: ci ha parlato di ciò che lo ha ispirato e lo ha portato a fare della sua grande passione la sua professione.
Ho apprezzato moltissimo il fatto che le sue riflessioni abbiano toccato campi come la scienza, la vita, la letteratura e la fisica.
In particolar modo mi ha colpito il suo insistere sulla libertà che ogni individuo ha di fare le proprie scelte, partendo dai libri, la cui lettura non dev’essere obbligata e forzata, ma affrontata esclusivamente per un piacere personale. Allo stesso modo, nella vita, consiglia Arpaia, bisogna cercare di essere il più curiosi e coinvolti possibile in quello che facciamo.
Marta Paolelli
Il progetto “Adotta uno scrittore” si è rivelata un’attività interessante. L’incontro con Bruno Arpaia è stato un confronto di esperienze che ci ha aperto gli occhi su cosa si può nascondere tra le pagine dei libri. Contrariamente ad una lezione frontale, Arpaia ha parlato di se’ stesso e della passione che impregna i suoi racconti. Ci ha fatto notare la complessità che si cela dietro ad una frase che potrebbe sembrare apparentemente insignificante, ma dalla quale può emergere l’intera struttura di un libro. Le parole hanno un peso ed è importante non sottovalutare il loro valore. Lo scrittore ha sottolineato che l’arte della penna non dipende esclusivamente dall’ispirazione, bensì, soprattutto, dalla traspirazione, ovvero dall’impegno e dal sudore (precisamente il 10 °/. del primo e il 90 °/. del secondo). Arpaia mi è parsa una persona autorevole, con una cultura letteraria, e non solo, immensa. Una persona molto rispettabile, con la quale sono curiosa di affrontare i successivi incontri, in quanto il suo modo di coinvolgere gli allievi mi ha colpito molto.
Bianca Francesconi
L’incontro con lo scrittore Bruno Arpaia, contro ogni mia supposizione, si è rivelato davvero interessante e ricco di spunti, a partire dai quali sono state affrontate discussioni, riguardanti argomenti scolatici, che sono riuscite finalmente a rispondere a domande che mi hanno tormentato per anni.
Bruno ha saputo, con la sua semplicità e naturale vicinanza a noi giovani, rendere piacevole una di quelle attività sempre sfruttate dagli studenti per evitare di subire un’altra lezione frontale. Lui invece è riuscito a rendere l’incontro non solo uno stratagemma per scappare dall’aula, ma un vero momento di confronto e di libero scambio di idee.
Devo ammettere, dopo aver conosciuto Bruno, che il mio stereotipo di scrittore, noioso e depresso, è del tutto falso: esistono scrittori pieni di gioia, divertenti e con tanta voglia di farsi conoscere non solo scrivendo, ma anche interagendo con le persone.
Matteo Beccia
19 marzo 2015, per molti una giornata di scuola come tutte le altre, ma non per la classe 4° H.
Più o meno alle 11:00, la mia classe ha incontrato nella biblioteca della scuola lo scrittore Bruno Arpaia.
A dire il vero ci siamo presentati lì un po’ svogliati, dato che pensavamo di dover incontrare una persona che rispecchiasse l’immagine del classico scrittore/professore, e quindi di dover seguire una frontale e noiosa lezione su come si può scrivere un libro. Contrariamente alle nostre aspettative ci si è presentato un simpatico signore che oltre ad averci parlato in modo divertente di un buon numero di episodi della sua vita collegati alla lettura e allo scrivere, ha detto ciò che ogni alunno medio sogna di sentirsi dire: ” Ragazzi, lasciate che vi dica una cosa, se non vi piace leggere non lo fate. La lettura dev’essere un piacere “. Ammetto di essere rimasto un po’ basito nel sentire quest’affermazione: mai mi sarei potuto immaginare di sentirmi dire una cosa simile, tanto meno da uno scrittore.
Penso che saremmo tutti d’accordo nell’affermare che è stato un incontro interessante, costruttivo e divertente. Il modo di porsi e addirittura le parole che ha usato hanno reso la “lezione” molto ascoltabile.
Edoardo Allorto
Il 19 marzo la mia classe ha incontrato lo scrittore Bruno Arpaia. Sfortunatamente io non ho potuto partecipare a questo incontro, ma ho avuto la fortuna di leggere un suo libro, “Prima della battaglia”, che narra le imprese del commissario Alberto Malinconico, il quale si trova a indagare sulla morte di uno scrittore schiacciato contro il guardrail da un camion il cui conducente è fuggito senza prestare soccorso e su fatti accaduti a Scampia che lo porteranno a contatto con la camorra.
Il libro è avvincente, coinvolgente e interessante perché mi ha fatto riflettere su come vegano fatte le indagini da parte di un commissario per risolvere molti crimini simili a quelli che capitano ogni giorno nel nostro paese.
Per quanto emerge dal testo, secondo me, Bruno Arpaia vuole far capire al lettore che nella quotidianità bisogna saper cogliere informazioni da qualsiasi cosa si stia facendo, come leggere un libro o un giornale, guardare il telegiornale o un film. Non bisogna fare le cose passivamente senza prestare attenzione, ma in modo attivo.
Alessandro Linari
Non essendo presente al primo incontro con lo scrittore Bruno Arpaia, vorrei esprimere una riflessione sul suo libro “L’energia del vuoto”.
Ho notato che l’autore riesce ad unire in maniera curiosa scienza e letteratura, avendo creato un romanzo ricco di suspense, capace di dare le emozioni di un thriller e di fornire una buona base per la conoscenza degli argomenti scientifici.
Uno degli elementi principali del libro è il tempo, sia a livello fisico sia a livello narrativo, in quanto la trama è caratterizzata da salti temporali. Questa modalità narrativa permette di mantenere la massima attenzione, fino ad arrivare al punto cruciale in cui i tutti i diversi frammenti narrativi si ricongiungono completando il grande puzzle della trama del romanzo.
Il romanzo tratta di un mistero che cattura l’attenzione sin dalle prime pagine e la storia è piacevole e intrigante. Leggendo pagina dopo pagina si entra nelle questioni della fisica contemporanea raccontate con semplicità, come se ci si trovasse veramente in un’aula di fisica e fossero spiegati gli argomenti fondamentali per comprenderla.
Serena Giacometti
Il 19 Marzo non ho potuto conoscere personalmente lo scrittore Bruno Arpaia. Leggendo “L’energia del vuoto” ho pensato che Bruno Arpaia possa essere un uomo che utilizza la sua passione per la scrittuta anche per esporre le sue conoscenze, come quelle in campo scientifico. Nel testo è utilizzata la tecnica ad intreccio.
In una delle storie parallele c’è Nuria, una giornalista spagnola inviata ad intervistare i ricercatori del CERN. L’autore utilizza questo personaggio come interlocutore per tutti coloro che non sono esperti in fisica. La giornalista, infatti, si fa spiegare le teorie, fino ad arrivare a comprendere e a riflettere. Il discorso abbraccia anche la letteratura, poichè Nuria ha in mente di scrivere un romanzo: si può trovare, anche nella fisica, l’ispirazione, in quanto la scienza conferma l’assenza di certezze e porta a profonde riflessioni filosofiche sull’esistenza. L’autore, quindi, a mio parere, ha l’obbiettivo di far notare che il campo scientifico e quello umanistico non sono opposti come la maggior parte delle persone crede, poiché entrambi puntano allo stesso scopo: arrivare alla conoscenza. Con questo romanzo Bruno Arpaia riesce a creare un’unione tra letteratura e scienza.
Eleonora Spina
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