Siamo in un villaggio africano in Costa d
‘Avorio. Qui vive l’etnia Baulé. Un uomo entra in una stamberga buia e fatiscente. A terra si intravede la sagoma di una persona incatenata a un ceppo. Dopo essersi avvicinato, l’uomo gli rivolge parole confortanti, spezza la catena e lo libera. Il prigioniero, sebbene esterrefatto, trova la forza e il coraggio di rialzarsi orgogliosamente
da solo.
Questa è una storia vera che vede come protagonista colui che da anni si occupa della liberazione dei cosiddetti malati mentali in varie regioni dell’Africa: Gregoire Ahongbonon.
Oggi, nello Spazio Internazionale del padiglione 1 al Salone del Libro, si è tenuta una conferenza riguardante l’operato di Gregoire, affiancato da Fazzini Lorenzo e Casadei Rodolfo, l’autore del libro “ Gregoire, quando la fede spezza le catene“.
” La luce del continete nero” (come spesso viene definito questo personaggio per il suo salvifico impegno) ha affermato che in realtà nessun malato di mente è di per sé pericoloso, ma è la gente che con i suoi pregiudizi pone delle barriere di fronte a queste persone, che invece dovrebbero essere accolte e aiutate da tutti.
Purtoppo non è stata ancora manifestata molta sensibilità da parte di grandi organizzazioni internazionali come l’ONU, ma l’intenzione deve partire da ognuno di noi perché è attraverso l’amore e la fiducia, come viene ribadito anche nell’intervista che segue alla fine, che si possono riportare sullo stesso livello ” i dimenticati tra i dimenticati”, conferendo loro di nuovo la dignità umana che si meritano.
Sofia Cordero e Giovanni Laio
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