L’arte è un potente mezzo comunicativo e, come tale, si serve di tutti i colori possibili per raggiungere questo scopo. I colori però possono essere molti di più di quanto spesso siamo portati a credere e catalogarli può diventare una vera impresa. Con questo scopo nasce il nuovo volume di Lino Di Lallo “Tavolozza d’autore. Il grande libro dei colori fantasiati”, secondo di tre volumi. Mentre nel primo venivano catalogati tutti i colori dal A alla E qui troviamo tutti i colori dalla F alla P. Non si tratta però di un semplice catalogo: i colori al suo interno infatti riprendono tutto un mondo immaginifico e citazionistico con una grande dose di invenzione e allegria. Secondo Lino Di Lallo infatti i colori, così come tutta l’arte, devono stimolare la fantasia, la creatività e al tempo stesso devono essere un “antidepressivo naturale”. All’interno del libro troviamo quindi, oltre a numerosissime tavole di colori impensabili, diversi aforismi dello stesso autore sempre collegati al mondo del colore. Da qui nascono colori come “Fuffù Fuffù” e “Tacco visto di sotto”. Per creare questi nomi Lino Di Lallo si rifà ad elementi della natura, citazioni letterarie e storiche, sentimenti o ancora dizionari locali. Vi è poi la categoria dei colori ancora sconosciuti: un esempio sono i colori “Cinnamomo” e “Arsenico solforato”. Per descriverli viene infatti usata la somma di diverse tonalità ma nessuna arriva mai a descrivere interamente il loro colore. Fra le categorie più particolari e interessanti vi è sicuramente quella dei colori “Erotici”: troviamo colori “Adulteri”, “Lussoriosi” ma anche i cosiddetti “Colori Proibiti” come il “Colore di coscia di linfa emozionata” che nel periodo vittoriano indicava il rossore del volto di una giovane. Un’altra categoria presente è quella dedicata ai grandi autori e personaggi del passato da cui nascono i colori “Petrarca”, “Manzoni”, “Promessi Sposi”, “Napoleone”. Quest’ultimo viene citato nello “Zibaldone” di Leopardi ma si trova anche in Filippo Bellenghi  che racconta nella sua opera dei colori che si ricavano dalla corteccia degli alberi. Un’altra interessante categoria è quella dei “Colori Piemontesi”: riprendendo i proverbi del Monferrato crea la categoria dei “Colori Cattivi” fra cui troviamo i colori “Latte e Fuliggine”, “Campane Nuove”, “2 Novembre”, “Acqua Fresca”. Insieme a queste troviamo molte altre categorie fra cui quella dei “Legumi”, de “L’aria o Aria Mossa”, della “Gelosia”, degli “Appuntamenti”, del “Movimento” o ancora dei “Ghiotti”; ma la vera sfida dell’autore riguarda gli aggettivi: il suo obiettivo infatti è quello di creare dei colori basati esclusivamente su questi e nient’altro. E forse vincerà questa sfida col terzo e ultimo volume di questo grande e inimitabile catalogo.

Beatrice Culotta