Amélie Nothomb, scrittrice deliziosa e ironica, ha presentato il suo ultimo romanzo Les prénoms épicènes il 27 febbraio, presso il Salone d’Onore della Pinacoteca Nazionale a Palazzo dei Diamanti (Ferrara).
L’incontro aperto al pubblico è stato moderato dalla prof.ssa Isabella Mattazzi, sua traduttrice e docente del Dipartimento di Studi Umanistici di Unife.
Alcuni studenti del Liceo L. Ariosto e di Unife hanno poi potuto rivolgere all’ospite alcune domande.
Tutta l’intervista è stata scandita dalle risate del pubblico suscitate dalle sue risposte.
In particolare quando Mattazzi ha chiesto: “L’infanzia è l’apice dell’intelligenza? Addirittura i bambini sanno più cose degli adulti stessi che, invece, spesso non capiscono nulla di quello che sta succedendo?”, Nothomb ha risposto facendo ridere tutta la sala e forse portando a galla qualche piacevole ricordo di quando eravamo bambini: “Io ho un postulato di partenza, secondo il quale, tutti i bambini sono intelligentissimi. Per quanto mi riguarda, mi ricordo benissimo della mia infanzia, dei momenti di quando ero piccola e dei pensieri che facevo allora: erano dei pensieri forti, potenti. Se è così per me, non vedo perché non debba essere così per tutti i bambini. Lo vedo, inoltre, personalmente, nelle lettere che ricevo dai miei lettori (sono una scrittrice fortunata); ne ho tanti di 12-13 anni e, quasi sempre, gli scritti di questo tipo di lettore sono di una potenza intellettuale pazzesca, verso i 17-18 anni comincia la discesa, e dopo è ancora peggio, naturalmente.”
E a chi l’ha accusata di avere un taglio chirurgico e freddo nella scrittura, l’autrice ha risposto che “la letteratura non è l’arte del bene”
E così ecco che il suo ultimo romanzo, Les prénoms épicènes, può affrontare un tema spinoso: può una vendetta realizzarsi nell’arco di una vita intera? Dominique conosce Claude sulla terrazza di un caffè il 12 settembre 1970, e da quel giorno la sua vita non sarà più la stessa. Il destino ha fatto incontrare due persone dai nomi “epiceni”, nomi di genere promiscuo che hanno un’unica forma al maschile e al femminile.
Una coppa di champagne, un flacone di Chanel n° 5 e la promessa di trasferirsi a Parigi bastano a sedurre la giovane donna. Ma con la nascita di Epicéne, la figlia tanto desiderata, qualcosa di oscuro rompe l’idillio…
Con una storia d’amore nero Amélie Nothomb tocca le corde più intime del desiderio, laddove è difficile distinguere l’amore dal suo riflesso malato e dove vincere o perdere diventano l’unica ragione per cui vale la pena vivere.
Al termine dell’intervista Amélie si è prestata a concedere autografi e foto. Durante questi momenti il pubblico ha potuto scambiare qualche parola con lei che è stata gentile e amabile con tutti.
Ma… Chi è Amélie Nothomb?
Amélie nasce il 9 luglio 1967 a Kobe, Giappone, figlia di un diplomatico belga.
È costretta a trasferirsi spesso nel periodo giovanile. Questi viaggi influenzano la sua produzione letteraria: infatti La metafisica dei tubi è ispirata dal primo periodo giappones. Vive in seguito nel ghetto di San Li Tun, Pechino, da cui nasce un altro libro: Sabotaggio d’amore. È poi la volta di New York, dove si appassiona alla danza classica per un breve periodo. Infine, ne La biografia della fame tratta dalla sua permanenza in Bangladesh e della sua esperienza con l’anoressia, della sua vita in “simbiosi” con la sorella Juliette, e dei continui trasferimenti del padre in giro per il mondo.
In Europa arriva per la prima volta a 17 anni e si stabilisce a Bruxelles con la famiglia. Qui si sente un pesce fuor d’acqua. In questo periodo inizia a scrivere regolarmente, per 4 ore al giorno, a mano su quaderni che porta sempre con sé, abitudine che conserva ancora oggi.
Si laurea in filologia classica alla Libera Università di Bruxelles, dopodiché decide di tornare a Tokyo, a 21 anni, per migliorare la conoscenza della lingua giapponese.
Qui viene assunta da una grande azienda come traduttrice, e presto declassata ad un ruolo meno rilevante. Narra di questa esperienza nel libro Stupore e tremori, il quale riceverà il Grand Prix du Roman dell’Accadémie française.
Nel 1992 torna in Belgio e pubblica Igiene dell’assassino che le procura grande
successo. Si stabilisce in seguito tra Bruxelles e Parigi, dove si dedica tuttora alla scrittura e per scelta personale, pubblica un romanzo all’anno.
In Italia, i suoi libri vengono tradotti e pubblicati da Edizioni Voland di Roma.
Iasmina Ioan – Liceo Ariosto (Ferrara)
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