Igiaba ScegoLe studentesse della Casa Circondariale Lorusso e Cotugno di Torino che hanno Igiaba Scego hanno lavorato moltissimo quest’anno, scrivendo non solo racconti ma anche disegnando degli splendidi cartelloni (nell’articolo le foto di alcuni dettagli dei cartelloni) e riscrivendo una canzone (che in questo caso è un riadattamento di Vieni via con me di Paolo Conte per l’occcasione reintitolata Leggi Leggi e di cui pubblichiamo il testo). Il tutto a partire ovviamente dal lavoro con la scrittrice Igiaba Scego e dalla lettura del  suo libro “Adua”, pubblicato per i titpi di Giunti. Ci preme ringraziare le insegnanti Anna Treves, Hadil Tarakji, Vincenza Bisceglia e il Prof Giulio: citiamo solo loro per ringraziare tutto il corpo insegnante. Senza la loro passione tutto questo lavoro non sarebbe stato possibile. Nell’articolo traovate anche i testi delle mamme dell’Icam, le ragazze che hanno preparato la pita durante l’incontro finale per festeggiare e ringraziare Igiaba e che sono seguite da Silvia. Vi invitiamo infine a leggere il racconto dell’adozione scritta per noi da Igiaba Scego, la scrittrice che le studente sse hanno adottato.

Leggi leggi (Riattamento di Via Via)

LEGGI LEGGI – testo delle studentesse del Femminile su musiche di PAOLO CONTE

A) Leggi leggi pensa scrivi e leggi
Tutto può tornar molto più snello
Ti scuote e sveglia più la mente

A) Leggi leggi così il tempo è meno peggio
Porta il mondo un po’ più dentro
Dentro il cuore con la mente

B) It’s beautiful.. it’s beautiful.. it’s beautiful
Good luck read it’s for you
It’s beautiful …it’s beautiful…it’s beautiful
If you read you dream

LEGGI LEGGI…TAPPIDUPI
LEGGI LEGGI…TAPPIDUPI
LEGGI LEGGI…TAPPIDUPI DU’
……A+A+B….
SCRIVI LEGGI…TAPPIDUPI
LEGGI SCRIVI…TAPPIDUPI
PENSA SCRIVI…TAPPIDUPI DU’
……instrumental…
……A+A+B….
LEGGI LEGGI…TAPPIDUPI
LEGGI LEGGI…TAPPIDUPI
LEGGI LEGGI…TAPPIDUPI DU’
….MA VUOI LEGGERE SI O NO?

In Italia questo è normale, una colossale perdita di tempo.

Mi cercherai di Olga

Un giorno mi cercherai
ed io sarò il vento.
Un giorno mi cercherai
ed io sarò l’acqua.
Che peccato che non si può
già adesso andare al convento
e lasciare tutto che si spacchi.

Olga

Prigione di Olga

Non ci sono più bambini
Non ci sono più fiori,
queste sono le lacrime,
questo è prigione.
Nel grigio cemento
Non crescono i fiori.
I figli miei
Non vengono in prigione.

Olga

Pelmeni

Pelmeni

Vorrei raccontare di un piatto tipico che si mangia in Russia.
Si chiama Pelmeni.
Preparare questo piatto non è difficile. Assomiglia molto ad un piatto italiano, gli agnolotti. È fatto da impasto di farina di grano farcito con la carne e cipolla.
È molto buono e in Russia lo mangiano tanto. Ci sono anche i locali che servono solo questo piatto.
Si mangia con la smetana, che è molto simile alla panna acida, con l’aceto, con il brodo e, a chi piace, anche con il ketchup.
Quando studiavo Medicina andavo a mangiarlo con le mie amiche in un locale molto vicino alla mia scuola. Lo mangiavamo velocemente e poi tornavamo a scuola. Nel frattempo facevamo anche una passeggiata.

Vita in carcere
La vita in carcere è sempre monotona.
Ti alzi al mattino, bevi il latte con il caffè, poi vai a fare la doccia, ti asciughi i capelli e vai a scuola. Oggi c’è la lezione d’italiano e mi piace. Quando finisce la lezione dobbiamo tornare in cella ci portano il pranzo, servito dalle detenute. Dopo il pranzo possiamo andare all’aria per due ore.cartello20
Quando torni dall’aria puoi fare quello che vuoi: pulire la cella, leggere, fare la doccia ecc..
Alle 17.00 servono la cena, se devo essere sincera, il cibo non è buono, è brutto.
Quello che mi piace è che puoi uscire dalla cella e passeggiare per i corridoi. Alle 20.00 ci chiudono in cella, puoi guardare la televisione o metterti a dormire.
Questa è la realtà della vita in carcere.

21/04/16
Vorrei raccontare un episodio della mia vita.
L’anno scorso sono andata a Parigi e ne ho un ricordo indimenticabile. Parigi è una città molto grande, la gente è brava e gentile.
Mi sono trovata molto bene lì, però ero da sola e per me era molto complicato. Dopo Parigi sono andata ad Antibes al mare. Anche lì sono stata una settimana per poi fare ritorno a Parigi. Avevo una valigia molto pesante e non potevo muovermi a causa di questa valigia. Ho deciso di ritornare quindi in Italia per sistemare le mie cose qui. Ma, inutile, il permesso di soggiorno non me l’hanno ridato e adesso sono finita in carcere a perdere tempo.
In Italia questo è normale, una colossale perdita di tempo.

Il Diario di Alma

Caro diario,
oggi è proprio una brutta giornata e sono molto triste!
Ora ti racconto quello che mi è successo.

cartello10Era una bella giornata. Come al solito ero andata a prendere mio figlio a scuola e stavamo tornando a casa verso le sei e trenta.
All’improvviso sono venuti i carabinieri.
Non lo dimenticherò mai.
Mi hanno detto che dovevo andare con loro. Ci sono rimasta malissimo. Ero immobile perché era una cosa che nemmeno mi aspettavo.
E mi è dispiaciuto di più per mio figlio, il più piccolo che ha sentito tutto e si è messo a piangere.
Non dimenticherò mai le sue lacrime. Le lacrime di un bambino che piange per la sua mamma. Lui mi diceva sempre: “Sei la mamma più brava del mondo!”.
Ma io oggi non mi sento più la mamma più brava del mondo.
Mi è sembrato mi crollasse il mondo addosso quando mi sono allontanata da casa insieme a loro per essere portata in galera..
Ho lasciato da soli i miei figli. Non c’è nulla di peggio.
Era venerdì 22 febbraio.

Alma

Il mio paese

Voglio parlarvi di cosa si fa a capodanno nel mio Paese.

A capodanno prepariamo varie cose: il panettone, che noi chiamiamo cozoniac, l’insalata russa, il pollo al forno con le patate e le verdure oppure il maiale.

Tutti noi compriamo vestiti nuovi per questa festa. I bambini vanno a casa della gente per cantare e loro in cambio danno soldi o qualcosa di dolce.

Fanno anche i fuochi d’artificio per strada a mezzanotte. Dopo ognuno va a casa o al ristorante a festeggiare con amici e parenti.

Per questa festa noi prepariamo anche una crema particolare e molto buona. Gli ingredienti sono: farina, latte, lievito e burro.

A me piace tanto il Capodanno ma mi piacciono anche tutte le altre feste del mio Paese.

Premetto

Premetto che io credo molto nei valori e cioè nella famiglia.
Purtroppo la mia infanzia è stata spezzata sul più bello nel senso che ho vissuto molti alti e bassi con la mia famiglia fino ai miei 13 anni. Poi mia madre dopo vari e vani tentativi ha deciso giustamente di lasciare mio padre e quindi di disfare la famiglia.
Mio padre faceva e fa ancora il cuoco e come quasi tutti i cuochi era alcolizzato, cattivo e..
Io sono sempre stata un po’ vivace come bambina ma, da quando i miei genitori si sono lasciati, ho patito tanto, troppo.
Se devo dire la verità, ancora oggi sto male per la loro separazione.
Per questo motivo, ho voluto ricrearmi la famiglia che mi era stata strappata.
Giovanissima, a 13 anni, ho conosciuto un ragazzo zingaro che è poi diventato il mio compagno. Lo è stato per 14 anni. Abbiamo due figli. Ma purtroppo mi sono resa conto ben presto che anche lui non era l’uomo che desideravo perché manesco, cattivo anche lui..
Nel 2006 con tanta sofferenza l’ho lasciato.
Per me è stata l’ennesima delusione.

Pane e nutella

La cosa che mi ricorda la mia infanzia è pane e nutella.

Il sapore mi ricorda quando ero bambina e vivevo con i miei nonni. Mi facevano questo di merenda.
Solitamente la merenda la facevo con il mio vicino di casa in balcone: una volta la preparava mia nonna, una volta la sua mamma. Eravamo a Vercelli.
È stata lì la mia infanzia.
È stata una strana infanzia senza genitori, sono stati i miei nonni a farmi da genitori. Ecco perché pane e nutella mi ricorda tanto loro due. Purtroppo non ci sono più e io ho sofferto molto per la loro mancanza, soffro ancora a distanza di anni. Patisco ancora perché non ho avuto una mamma e un papà.
Ho avuto solo loro.
Da quando li ho persi, la mia vita ha avuto un declino totale, finché non sono arrivata persino al carcere.
Ora mi trovo qui, pane e nutella non lo mangio più!

La festa di Igue di Rita

È una festa che facciamo dopo Natale.
Serve un gallo bianco, il cocco e tante altri cibi tradizionali. Di sera tutti ci incontriamo a casa di mio padre che è il capo famiglia.
Lui, il capo famiglia, prende il gallo con il cocco e lo mette vicino alla testa di ognuno di noi e preghiamo tutti insieme.
Poi cuciniamo il gallo secondo la tradizione di quella festa.
La mattina dopo tutti i figli insieme, vestiti uguali, vanno a fare visita alle altre famiglie. Ballano e pregano per loro e ogni capo famiglia regala qualche moneta.
Le preghiere dei bambini sono molto importanti.

Rita

In Terra Straniera di Kalina

In Terra Straniera
Sono nata in Bulgaria.
Nel mio paese lavoravo come sarta nella fabbrica di uno straniero. La paga era buona per mantenere la mia famiglia. Lavoravo anche di notte. La settimana era faticosa ma ero felice di lavorare e poter guadagnare uno stipendio.
Tornavo a casa solo per le ferie e aiutavo i miei genitori nei lavori di campagna. Di sera poi sedevamo in giardino a guardare il cielo e le stelle e papà ci raccontava le favole.
Una sera, molto tardi, mi ha telefonato una mia amica, Milena e mi ha proposto un lavoro in Italia come lavapiatti. La paga, mi ha detto, era di 1000 Euro al mese.
Non sapevo cosa fare, io non conoscevo l’italiano e volevo parlare prima con la mia famiglia.

Sono arrivata in Italia nel 1999, venduta da una mia amica agli Albanesi. Mi hanno picchiata e mi hanno messa in mezzo ad una strada per vendere il mio corpo. Ma io non volevo e continuavo a prendere botte.
Dopo quattro mesi un carabiniere mi ha salvato la vita: mi ha comprato un biglietto per tornare a casa. Era un bel ragazzo, mi ha lasciato anche il suo numero e indirizzo ma sfortunatamente li ho persi in un incendio. Se non era per lui chissà che fine facevo..
Quella Milena non so che fine ha fatto ma spero Dio la perdoni.

Io non mi fido più di nessuno e, se mi offriranno un lavoro in un altro paese di cui no conosco la lingua, non accetterò mai più!

Kalina

La festa dell'agnello in Bulgaria di Kalina

La festa dell’agnello in Bulgaria di Kalina

Nel mio Paese ogni anno il 6 maggio c’è la festa dell’Agnello.
I miei genitori comprano un agnello e lo preparano per la festa di Dio. Con il sangue dell’agnello si fa una croce sulla porta, così Dio sa che chi vive in quella casa crede in Lui.
Ora che sono in prigione, sono un po’ arrabbiata perché i miei genitori non festeggiano più né Natale o Capodanno o Pasqua, perché io non ci sono.
Spero tanto che al più presto possa uscire da qui così posso godermi con tutta la mia famiglia tutte le feste del mondo.

Kalina

Una festa araba di Rajaa

Una festa araba

La festa si chiama in arabo Laide Lkbir, in italiano Festa dell’agnello. Dopo due mesi di Ramadan, questa giorno si festeggia in tutto il mondo islamico. In Marocco iniziamo la preparazione quindici giorni prima: gli uomini vanno a comprare l’agnello e le donne a casa preparano vari dolci. Tutti comprano un vestito nuovo.
Il giorno prima della festa le donne vanno negli hamam e fanno l’hana. All’alba poi preparano una colazione speciale. Gli uomini invece vanno prima in moschea e, dopo aver ammazzato l’agnello, preparano la griglia.
Mangiamo.
Festeggiamo.
Andiamo a trovare vicini e parenti e in ogni casa non manca il thè alla menta.

Rajaa

Capodanno di Alma

Capodanno di Alma

A Capodanno la cosa che più mi piaceva era vedere la mia mamma vestita in bianco, specialmente quando cucinava, metteva una pettorina bianca e un foulard. Lei era così bella ed io così piccola. Si festeggiava nella gioia più totale.
Settimane prima si preparava l’albero di Natale nel centro del paese. Tutti noi bambini lo circondavamo, scherzavamo e ridevamo di gioia. Eravamo curiosi ed aspettavamo fino a che si accendevano le luci.
Poi tornavamo a casa e raccontavamo tutto quello che avevamo visto. I nostri genitori erano contenti per noi, il loro sorriso ci faceva capire che a loro faceva piacere vederci così entusiasti.
Mio padre ha lavorato come operaio in una miniera di carbone. Si stancava da morire. Però ogni Capodanno a tutti gli operai davano dei regali per i figli. Eravamo così poveri, nei giorni normali non potevamo mai ricevere un regalo. Uno di questi regali fu un palloncino.
Mi ricordo che per questo palloncino bisticciavo sempre con mio fratello e lui per dispetto me lo faceva scoppiare. E io piangevo tanto perché ricevere un regalo per noi era una cosa rara. Ma questi sono per me ricordi bellissimi.
La sera di Capodanno, ricordo, eravamo tutti vestiti bene. I parenti venivano a casa con piatti buonissimi che avevano preparato loro. Li mettevamo tutti a tavola e ci sedevamo. Mangiavamo, scherzavamo, parlavamo fino al giorno dopo. Restavamo svegli per tutta la notte.
Il giorno dopo ci scambiavamo le visite per farci gli auguri di buon anno.
La tradizione nostra dice che, quando andiamo a far visita a qualcuno il primo dell’anno, il primo ad entrare deve essere un bambino. Dicono che porti fortuna.
Così si festeggia il nostro Capodanno, con tanto amore e tanta allegria.
Ed è belissimo!

Alma

Mansik di Dezdemona

Mansik
Io sono Dezdemona, sono nata e cresciuta nell’Albania comunista dove quasi tutte le feste erano trascurate e la festa più importante per tutti era il Capodanno.
In tutte le case le donne dovevano pensare per tempo a comperare tutto ciò che era necessario perché almeno in quel giorno nulla doveva mancare. Anche se piccolo, c’era sempre un regalino per tutti, soprattutto per i bambini. Io ero una bambina fortunata perché la mia mamma era una maestra.
Voglio raccontarvi di una tradizione molto particolare di Capodanno, è quella del soldino. Viene nascosta una monetina all’interno di uno dei piatti più buoni della nostra cucina: il Mesnik.
Il Mesnik ha un gusto particolare, indescrivibile, buonissimo. È fatto di tante sfoglie ripiene di carne scelta, cotto al forno.
Lo mangiamo quando siamo tutti i parenti insieme. Il Mesnik viene tagliato in porzioni, un pezzo per ciascuno di noi. In uno di questi c’è il soldino ed è per questo che bisogna mangiare con attenzione. Chi trova la monetina grida di gioia. Questo soldino deve essere conservato nel proprio portafogli per tutto l’anno come un portafortuna.

Dezdemona

La storia vera di Patrizia

Io sono Patrizia, ho tre bimbi, mi sono sposata a quattordici annni. Mi sono innamorata di un ragazzo, e poi sono scappata con lui a Milano e così ho perso tutta la mia famiglia. Per lui mi sono presa dieci anni di carcere. Mi hanno arrestato mi hanno messa in carcere per fare la mia condanna: ero prima a San Vittore, poi a Bollate e a Como e adesso sono a Torino. Sono rimasta qui, nessuno non mi manda soldi e io ho fatto tutto per lui, ma non fa niente. Passa tutto nella vita. Sono ancora giovane! Spero che i miei figli stanno bene, quando uscirò spero che trovo tutto quello che ho lasciato nella mia vita. Sono arrivata in carcere il 17 dicembre 2015 e il mio fino pena è 17 dicembre 2022. I miei figli stanno con il papà e una sta con me.

Saluto a tutti, rispetto a tanti (pochi) e piede da nessuno in testa.

Patrizia

La storia della mia famiglia di Patrizia

Noi siamo nove sorelle e un fratello ma io sono la preferita di tutti perché sono la prima. Mi portano tutti rispetto e le mie sorelle si sentivano come fossi la mamma perché davo sempre consigli di buona educazione.Poi quando ho fatto quattordici anni sono andata da Roma a Parigi senza i miei fratelli. Loro hanno sofferto tanto per me perché sono andata via e non ci siamo visti per cinque anni. Mi ricordo quando siamo stati alla Tour Eiffel con tutti i miei cugini, è stato bellissimo.

Patrizia

La storia di Sabrina

Io sono Nikolic Sabrina, sono di orgini croate ma sono nata e cresciuta in Italia. Anche se sono nata e cresciuta in Italia sono molto legata alle nostre tradizioni rom. Mi ricordo la ‘slava’, è una festa che facciamo per San Giovanni Battista e si fa il ‘colaco’: é un pane che si fa con il latte. Io mi ricordo l’odore del basilico secco che mia mamma usava per il ‘colaco’. Poi mi ricordo l’odore dell’aglio, del pepe, del peperoncino, del prezzemolo tagliato fresco e della ‘vegeta’. La ‘vegeta’ è una spezia che da noi si usa tanto sulla carne. Mi ricordo l’odore della carne grigliata con la vegeta sul fuoco.

Ho fatto da mamma ai miei fratelli per 2 anni e mezzo perché mia mamma è stata in carcere. Io facevo la mamma a sei fratelli: mi svegliavo, li portavo a scuola, gli preparavo pranzo e cena. Li ho cresciuti io. Io avevo 9 anni quando facevo da mamma ai miei fratelli, io non andavo a scuola perché ero la più grande ma ho imparato a leggere e a scrivere dai miei fratelli. Io gli facevo da mamma, loro da insegnanti.

Sabrina

La pita

Io sono di origini bosniache. Mi ricordo quando facevamo le feste grandi. Quando mi ricordo mi sento bene come se sono fuori libera. Nelle nostre feste balliamo cantiamo prepariamo da mangiare i piatti delle nostre origini: la pita, la sarma.

Nella Pita si mette la cipolla, la carne, le patate, si mette la farina, il sale e l’acqua e si impasta tutto insieme. Poi divido la pasta in quattro parti poi la metto sul tavolo e con il mattarello faccio un cerchio grande, poi metto la carne la cipolla le patate nell’impasto, lo arrotolo e lo metto in forno quaranta minuti. Quando è pronta la mangiamo calda con lo yogurt salato. Noi la mangiamo la sera poi dopo chiamiamo dei cantanti, loro cantano e un altro suona il piano. Tutti gli altri ballano la notte. Poi quando finisce andiamo a dormire.

Sabrina