Lo scorso Aprile, alcune classi dell’Arimondi-Eula hanno avuto la fortuna di incontrare Luigi Bolognini e il suo libro “La squadra spezzata” grazie al progetto “Adotta uno scrittore”. Il libro è ambientato durante la rivoluzione ungherese, in cui lo sport riveste un ruolo politico: la squadra di calcio in questione, dopo aver perso l’ultima e più importante partita della Coppa Rimet, sotto la pressione dello stato, è costretta a spezzarsi e disperdersi nel mondo, distruggendo i sogni di un’intera nazione, compreso il piccolo Gabor.
Abbiamo deciso di intervistare la Mente scrittrice di questo romanzo.
Perchè da giornalista ha deciso di scrivere un libro? Da cosa è partita l’idea?
“Si dice che ogni giornalista sia uno scrittore con un libro nel cassetto,con un romanzo che non viene pubblicato. Io un giorno ho aperto il cassetto e dentro c’era questo libro. Nato per la rivoluzione ungherese del 1956,che tutti raccontano politicamente e socialmente ma non calcisticamente. Invece quella squadra aveva un peso fortissimo nell’Ungheria dell’epoca ,sopratutto perchè non c’era altro, era l’unica cosa che allietasse gli ungheresi, che li risollevasse dalla dittatura e dalle sue tristezze. E poi un libro su questa squadra non c’era, se ne parlava solo nelle storie del calcio, ma in poche pagine. Cosi ho deciso di scriverlo io. Però non poteva essere un saggio, sia perchè sarebbe stato noioso da scrivere, ma anche da leggere, e anche perchè si mescolavano politica e calcio. L’idea è stata quindi di un romanzo che permette di usare la fantasia, inventare personaggi e scavare nelle loro psicologie.”
Da dove si è documentato?
“La documentazione è stata la cosa più complicata. I dati statistici dei match sono reperibili su internet e naturalmente per la storia dei giorni della rivoluzione bastava qualche buon libro. Il problema è stato tutto il resto. Anzitutto le immagini delle partite anche se ora c’è del discreto materiale su Youtube, ma che non era presente nel 2006. Cosi ho dovuto prenotare su ebay i DVD esistenti. Il resto l’ho fatto andando a Budapest, parlando con persone che all’epoca erano giovani e che mi ha dato il clima di quei tempi, raccontandomi anche i dettagli di vita quotidiana. Ed è stato prezioso l’Istituto di Cultura italiana in Ungheria che nel 2006 fece dei convegni rievocativi del 1956. Insomma ho fatto quel che nel linguaggio giornalistico si chiama “inchiesta sul campo”, che poi è quel che si dovrebbe fare sempre.
Il suo libro vuole trasmettere un messaggio?
“I messaggi ognuno li ricava da sé,leggendo. Di sicuro questo libro racconta che vincere è importante, ma non può essere fondamentale per entrare nella storia. I giocatori avevano fatto tutto quello che era necessario fino all’ultima partita,ma si smarrirono nel momento chiave. Eppure è questa sconfitta ad averli resi immortali; perdendo si sono consegnati al mito, perchè gli sconfitti hanno molto più da raccontare dei vincitori. E infatti della Germania Ovest del 1954, campione del mondo, non si ricorda nessuno.”
Qual’è il personaggio che la colpisce di più del suo libro?
“Questo deve dirlo chi legge il libro. Di sicuro il protagonista assoluto è il bambino Gabor: attraverso i suoi occhi vediamo tutte le vicende calcistiche di un’intera generazione di ungheresi, quella di chi crebbe con Puskas, Boszik e tutti gli altri giocatori di quella squadra come idoli, e pochi anni dopo trovò la forza di tentate una rivoluzione che fu fatta da studenti dei licei.”
Perchè ha scelto il punto di vista di Gabor?
“Mi serviva il punto di vista di un bambino sopratutto perchè la rivoluzione fu fatta da giovani, come ho già detto. Ma non solo mi serviva il candore di un bambino, la sua capacità di immaginare, di sognare, di sperare. Gabor è un illuso,non solo politicamente:cresce nel mito di Puskas e alla fine il suo idolo perde la finale dei Mondiali, e crede nel comunismo senza capire che era solo una dittatura che affamava il popolo. Come tutti i bambini è facile da illudere. E i bambini illusi non li illudi più. Per questo quando le illusioni crollano, deve trovare qualcos’altro in cui credere, per cui lottare, cercando la forza di se stesso. In poche parole,cresce e diventa un uomo.”
Ha intenzione di scrivere altri libri?
“Se troverò un’idea valida,di sicuro”
Le è piaciuto il progetto “Adotta uno scrittore”?
“A parte la distanza da Milano,molto!! Anche per la pazienza con cui mi avete sopportato”
E’ stato un momento magico intervistare Luigi Bolognini; abbiamo imparato molto sia a livello giornalistico, sia a livello politico, soprattutto parlando di come gli Stati strumentalizzino anche la vita quotidiana. Ringraziamo particolarmente lo scrittore per la cordialità e la pazienza.
Berd Wiam
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