La condizione dei lettori tutt’oggi vive in uno stato di precarietà e flessibilità estrema. Non ha più dei luoghi d’incontro comune. Ci troviamo in una generazione che preferisce i social network, in alternativa ad un dialogo vivo e intenso. Com’è possibile trovare oggi un’idea di poesia? Già negli anni 80 la poetica era un’insieme di convinzioni e scelte. La nozione di poesia lirica, in senso tradizionale, è un testo con una struttura rigida ed un linguaggio preciso, un ritmo ed un andamento chiaro. Quali sono gli strumenti di riflessione, i parametri di orientamento formale, le misure di relazione con la realtà per il poeta oggi? Insomma, come conosciamo la qualità in una poesia? Secondo Maria Borio, dottoranda in Letteratura Italiana, nell’integrità e nella consapevolezza. Il testo letterario non si consuma immediatamente, tutti siamo affascinati da autori che scrivono in maniera diversa da noi, ma negano la possibilità di essere condivisi all’interno di una comunità. La gente deve seguire la scrittura e non precederla. È necessaria una riflessione critica e un’auto riflessione sul “fare scrittura”. Un testo crea un’ effetto, la cosiddetta teoria degli effetti, all’interno di una comunità che si incontra e riconosce il valore di un’entità. La necessità che riconosca e si riconosca. Punti fondamentali sono quindi l’integralità e la memorabilità di una comunità. Anche l’autore non va tralasciato. Se togliamo l’Io alla poesia, ne togliamo l’ identità. Presupporre un’ autore significa porre un limite umano, che ha fatto delle scelte. Non esiste un testo privato, per quanto oggettivo si voglia. È proprio la scelta umana o la soggettività collettiva che rendono il testo letterario “testo”. Ogni testo ha una strutturale secondarietà, ossia un’ eccedenza editoriale. Non è prodotto da un genio, da un’ essere incompreso, ma è una ristrutturazione di un materiale già esistente. Stefano Del Bianco, poeta e critico letterario italiano, afferma che ogni epoca ha la propria arte egemone. Negli anni 70/80 la poesia ha avuto la sua. Non bisogna confondere la poetica con l’ideologia. Si leggono a vicenda, ma l’esperienza alla poetica nasce da un’importante stimolo alla lettura. Quel “voler essere” che ci spinge in avanti. Senza poetica siamo appiattiti allo status quo. Siamo testimoni inerti. La poesia non può rispecchiare la realtà e basta, deve farci capire dove andiamo, chi siamo, e cosa vogliamo. Negli anni 90 l’imperativo era farsi capire, comunicare in modo comprensibile. Se andavi contro a chi ti leggeva, venivi ammazzato. L’importante era però capire che non scrivevi per i lavoratori, ma scrivevi per tutti, era una poetica e non un’ideologia. Vietarsi alla poetica è vietarsi allo scambio. Di questo hanno parlato Maria Borio, Roberto Cescon, Tommaso Di Dio e Stefano Dal Bianco a ‘La Libreria della Poesia’ sabato 19 settembre. Quattro poeti moderni che si sono ritrovati per affrontare problemi quotidiani riguardo alla critica devastante e all’individuazione di orizzonti stilistici comuni. Non bisogna pensare alla critica come una rovina, altrimenti studiamo ma poi non sappiamo prendere decisioni. Senza assenza di turbamento tutto è un’immagine ch ci passa. Non siamo più in grado di stupirci.
Federica Pili
Liceo Scientifico M. Grigoletti, Pordenone
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