Il commercio crea davvero una maggiore prosperità? Oggi alla Sala Estense di Ferrara vi è stato un dibattito filosofico sul senso dei commerci.
Come ha esposto il ministro e presidente della Vallonia, Paul Magnette: “In Europa ci sono prodotti di qualità, non è necessaria l’esportazione di tutti i beni”. Diventa anche un dibattito economico, partendo dalle affermazioni del europarlamentare membro del Pd, Nicola Danti, il quale ha esposto che il commercio serve per creare investimenti e prodotti che sono tutelati da un piano di protezione. I trattati vengono bloccati appunto per aprire un confronto sulle varie possibilità da adottare, per utilizzare nel modo più congeniale il commercio, senza indebolire l’economia dei vari membri ma anche senza eliminarlo del tutto.
“Il protezionismo di Trump dà all’Europa un’opportunità di aprirsi al mondo e deve essere sfruttata: l’unione europea deve dare standard più elevati al resto del mondo per regolarizzare l’economia”.

Danti ha definito il trattato CETA”il miglior accordo che l’Europa abbia fatto negli ultimi anni”.
“Non è vero che non ci siano importazioni o esportazioni, vi è uno scambio purché si rispettino dei criteri fito-sanitari”. L’avere escluso la politica e l’opinione pubblica da tale accordo ha rafforzato, secondo il ministro Magnette, la posizione degli oppositori: la segretezza nelle trattative è infatti stata controproducente. La scarsa trasparenza è visibile anche dal fatto che i documenti ufficiali di CETA sono consultabili con determinate restrizioni, senza avere la possibilità di valutare appieno ogni passo.

Al termine della conferenza i relatori sono arrivati ad una conclusione comune: la forza dell’Unione europea è l’unica che possa risolvere la situazione, perciò tutto è nelle mani dei deputati europei.

 

Sara Benini e Giulia Ambrosini