Questo libro narra in modo ironico il primo incontro tra uomo e donna ai tempi della creazione del mondo.
Eva si definisce “un esperimento” e crede di essere unica, ma un giorno vede un altro essere, di nome Adamo, che all’inizio chiama “rettile”, non sapendo che cosa sia. Pedinandolo, scopre che anche lui è un esperimento e decide di chiamarlo “uomo”. Adamo ha molte delle caratteristiche di un uomo dei giorni nostri: è pigro, scorbutico, poco intelligente (non sapeva infatti dare il nome agli animali) e pensa che Dio abbia sbagliato a crearlo perché non serve a nulla. Invece Eva è chiacchierona, romantica, ricca di inventiva, intelligente: lei ha inventato il fuoco e l’amore. Però è anche un po’ stressante perché parla in continuazione, così Adamo è costretto a rifugiarsi su un albero per stare un po’ tranquillo.

All’inizio Adamo la ignora e lei, mortificata, se ne chiede il motivo, ma poi cominciano a fare molte cose insieme. Eva così scopre l’amore.
E, alla fine, ammetterà che l’uomo è indispensabile, infatti se dovesse morire uno di loro due vorrebbe essere lei, perché non saprebbe vivere senza di lui.
Il loro rapporto è come quello di una coppia moderna, ma descritto con umorismo e ironia soprattutto nei confronti dell’uomo.

Il diario di Eva è molto divertente e Mark Twain è stato capace di immaginare come poteva essere il rapporto tra Adamo ed Eva rendendolo molto attuale. Soprattutto mi è piaciuta Eva perché è romantica, spensierata, un po’ sbadata, molto intelligente e perché si sente superiore e più utile dell’uomo. Nonostante ciò lo ritiene indispensabile e se ne innamora.
Una frase che mi ha colpito e che ho trovato commovente è quella scritta da Adamo sulla tomba di Eva: Ovunque lei sia stata, quello era l’Eden.

Sara Tormena, classe 2 H

Scuola Media Caduti di Cefalonia

redazione Fuorilegge