Quello del fascismo è sicuramente un tema ancora molto attuale, nonostante faccia parte del nostro passato, come si può ben vedere dagli eventi degli ultimi giorni.
A proposito di questo periodo buio della nostra storia hanno parlato – durante la conferenza ” Che cos’è il fascismo?” – alcuni scrittori e storici.
Uno degli argomenti trattati, affrontato dallo scrittore Claudio Vercelli nel suo libro Neofascismi, è la caratteristica, propria del fascismo, che si protrae ancora al giorno d’oggi, di essere una sorta di “ macchina mitologica“. Questa espressione indica la creazione di una realtà parallela in cui le persone, strappate dalla realtà contemporanea, vengono calate; si può quindi definire una forma di propaganda, con lo scopo di arrivare al consenso popolare.
Successivamente Michela Murgia, autrice di Istruzioni per diventare fascisti, fa una riflessione su due aspetti del fascismo: il metodo e la banalizzazione. Riguardo al primo concetto ragiona sul fatto che al giorno d’oggi si tende a negare la presenza del fenomeno del fascismo, considerandolo poco più che un sussurro, un pericolo inconsistente. Quello che molti non capiscono è che non succede quasi mai che qualcuno si dichiari apertamente fascista ma comportandosi come tale, anche senza una sincera intenzione, risulta alla fine esserlo. Non si tratta quindi tanto di un dire, ma di un fare. Questo fenomeno non è necessariamente segno di ignoranza, ma si tratta del ritrovarsi coinvolti in un ‘metodo’ che non è stato ancora estirpato del tutto dalla nostra mentalità. La Murgia ci tiene a precisare inoltre che il titolo del suo libro non va ovviamente preso alla lettera; con esso lei spiega di aver tentato di immedesimarsi in quella mentalità, in quanto negare che essa abbia una sua logica e che questa logica possa essere anche convincente rappresenta solo un rifiuto di prendere coscienza del fatto che ancora adesso, a distanza di anni, alcune persone condividano tali ideologie.
L’autrice introduce poi una riflessione sulla progressiva banalizzazione del linguaggio comune con quella da lei definita la “tattica/ similitudine della raccolta delle erbe”: molto spesso due erbe quasi identiche hanno proprietà opposte; una può essere curativa, l’altra velenosa. Per questo motivo bisogna prestare molta attenzione al momento della raccolta. Lo stesso ragionamento può essere applicato con le parole che spesso, pur essendo simili, hanno significati opposti. Esse possono essere usate nel linguaggio comune in modo superficiale e ciò può portare a fraintendimenti e contraddizioni.
Altro argomento del dibattito, presentato da Mimmo Franzinelli nel suo libro Fascismo anno zero, e ripreso in seguito da David Bidussa, autore di “Me ne frego di Benito Mussolini”, è la messa a confronto tra la nostra democrazia e il regime fascista. Da questo confronto spiccava in maniera evidente la concezione della convocazione del popolo, che ai tempi del fascismo non era, come nella democrazia moderna, una possibilità di espressione libera della propria opinione, ma una sorta di imposizione del consenso tramite la manipolazione delle informazioni. In questo modo i cittadini non potevano più considerarsi tali, ma più che altro sudditi, assoggettati da un servilismo che dobbiamo assicurarci non si ripresenti ancora.
A riprendere il discorso sul linguaggio sarà poi Francesco Filippi, autore del libro Mussolini ha fatto anche cose buone.
Egli porrà l’attenzione sull’impatto, nella maggior parte dei casi dannoso, che i social media hanno in questo ambito. Il banalizzare fatti storici importanti come questi tramite “idiozie” come i meme, ha come risultato solo quello di rafforzare le catene che ci tengono legati a quella narrativa fascista e passata che, facendo piazza pulita di tutte le narrative precedenti, ha avuto il monopolio fino ad oggi. Un importante episodio da citare è quello delle bonifiche portate avanti da Mussolini negli anni Venti del ‘900, azione molto esaltata dai suoi sostenitori. Nonostante si tratti di una “bufala”, come la definisce Filippi, poiché non può essere minimamente paragonata a tutti gli eventi distruttivi che ebbe questo regime, essa fa parte della così detta “narrativa fascista”, che aleggia ancora alle nostre spalle come un’ombra oscura e cupa.
L’unico modo per far luce sul nostro presente e soprattutto sul nostro futuro, facendo così sparire tutte le ombre del passato, come ci dice Bidussa, é sostituire una nuova narrazione a quella vecchia; abbiamo bisogno di gente che scriva bei libri, che faccia bei film, per dare un aspetto fresco e rigenerato alla nostra cultura , aggiunge Filippi.
Citando ancora Filippi, “se alcuni giovani sono affascinati dal passato, è perché non c’è più niente da sognare”
Per non commettere di nuovo gli stessi errori tutti, giovani e adulti, devono volgere il loro sguardo al futuro. Un futuro che, come un tela vuota, dobbiamo rendere adatto a una diversa società di pensiero, per creare qualcosa di nuovo.
Caterina Marchini e Serena Conte, Liceo V. Alfieri
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