“I’m not a stranger anywhere” afferma Nadeem Aslam, scrittore pakistano naturalizzato britannico, autore del romanzo Il libro dell’acqua e altri specchi presentato sabato 11 maggio al Salone. Un libro che unisce la tradizione occidentale e quella orientale, culture considerate in conflitto ma che “provengono dallo stesso seme”. Un libro che ha un alone magico, in cui la realtà parla da sé, tutto è allegoria e “l’azione stessa si fa simbolo”. Un libro che contrappone la resistenza alla guerra e alla violenza attraverso amore, arte e bellezza, “forze elementari” grazie alle quali la pace si può cercare con più tranquillità, che si manifesta nelle piccole e nelle piccolissime cose. “E’ solo con l’amore che la vita si rinnova e le ostilità svaniscono” sostiene Nadeem “the opposite of hate is not love… the opposite of hate is thinking”. Con questa affermazione l’autore rievoca il pensiero di Socrate, secondo il quale il male è la stupidità che si genera quando non si comprende il bene.
Lo scrittore dunque si propone di suggerire ai lettori non come pensare, ma a che cosa. Il pensiero è una questione di apertura mentale possibile grazie “al filo d’oro” che ricuce lo strappo tra la civiltà orientale e quella occidentale, simboleggiato dal libro Affinché si conoscano a vicenda, titolo tratto da un versetto del Corano, che ricostruisce e rammenda l’unità tra queste due civiltà. Questo “grande libro” afferma “è dunque la mappa del nostro essere tutti uguali”.
Beatrice Cestari e Sophia Temgoua, Liceo Ariosto Ferrara
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