Mi ritrovo a parlare di creatività, ancora una volta, perché sono fiera che quest’anno sia questo il tema del Salone del Libro. Nella Sala Blu mi sono ritrovata a far parte di un vero e proprio gioco: l’ospite era Vittorio Marchis, ordinario di Storia della tecnologia e dell’industria al Politecnico di Torino. Si definisce un anatomista degli oggetti e con i miei occhi ho verificato che proprio di questo trattava l’incontro; studiando gli oggetti, Vittorio Marchis riesce a risalire alla loro storia, alle loro caratteristiche e anche alla storia italiana. In questa sede ha preso in esame diversi oggetti: due caffettiere, l’asprirapolvere, un elicottero giocattolo, un vecchio e un nuovo modello di telefono ed infine ha vivisezionato un mouse. Tutti questi si presentano non come degli esperimenti prettamente tecnici, ma intrisi di ironia, grazie alla grande affabilità dell’ospite; si mostrano come un vero e proprio divertimento, per lui e per noi. Le storie di queste macchine vanno dalle più banali alle più impensabili, come la scoperta del “surgifix“, la rete elastica che permette di tenere ferme le garze. Questa, ci racconta Vittorio Marchis, è stata inventata da Giuseppe Mignone e Vittoria Cherio, due macellai piemontesi: la rete dunque sembra derivare da quella rete che si usa per insaccare il salame. E poi ancora l’elicottero giocattolo, inventato da Alessandro Quercetti, che sin da piccolo aveva una passione smodata per l’aviazione e poi da grande, dopo essere entrato in aviazione e aver combattuto nella Seconda Guerra Mondiale, iniziò a costruirne di veri, solo in miniatura.

Con questi piccoli esempi pratici Vittorio Marchis fa capire al pubblico che la tecnologia ormai è parte di noi e se non conosciamo le macchine, non conosciamo neanche più noi stessi. Solo con la curiosità e la “creatività” verso questa fabbrica degli oggetti riusciremo a scavare dentro di noi.

 

Marina Maina

Redazione Alfieri