Due donne. Clara e Wanda. Clara, laureata in psicologia e Wanda che si è trovata inavvertitamente a fare la “puttana”. Due poli diversi a confronto sullo sfondo di una Roma torbida di pochi anni fa e la Vienna di inizio ‘900.

Il filo conduttore: la psicanalisi di Freud. La medicina che, dopo aver frugato il nostro corpo, si è rivolta alla mente; affascinante il tempo in cui la medicina si china sulla mente.

Così Corrado Augias esordisce per presentare il suo ultimo, insolito (per lui) libro: “Il lato oscuro del cuore”.

Freud a Parigi ha seguito le lezioni di Charcot e si è interessato alle problematiche dell’ “isteria”. Per un noto luogo comune, isteriche sono solo le donne, tanto che l’etimologia della parola deriva dal greco yster che significa utero, organo esclusivamente femminile. Charcot aveva verificato che sotto ipnosi le donne affette da isteria raccontano cose che da sveglie non ricordano più. Freud proseguendo negli studi scopre anche solo la terapia della parola, senza ipnosi,  può far sgorgare gli stati del subconscio. Pierre Janet, infatti, aveva curato le isterie di una ragazza riconducendola alle origini delle sue paure.

Tornando al romanzo e ai suoi protagonisti, Clara inizia a studiare il rapporto tra analista e paziente e si mette a confronto con Wanda, una povera donna, sposata male con uomo meschino, che si ritrova a fare la “puttana”. L’autore rivela che questa figura è stata ricavata da un fatto vero narratogli una volta quando era un semplice cronista. Le violenze estreme sulle donne sono quasi quotidiane ma poco si parla delle donne che vengono “spente” lentamente nell’ambito familiare (qui esplode un caloroso applauso femminile), Wanda è una di queste donne. Attorno a lei si crea anche un piccolo giallo; la suspence è un espediente narrativo che funziona sempre per tenere il lettore incollato alla pagina

Esauriti i venti minuti promessi per l’esposizione della trama, Augias sollecita le domande del pubblico che non sembra aver molto da chiedere.
Qualcuno obietta che questo libro sembra ben diverso dalle consuete analisi politiche, sociali, economiche cui l’ospite ha abituato il pubblico di Pordenonelegge….

Questo libro nasce dal desiderio di narrare il passaggio della medicina del corpo a quella della mente; anzichè un saggio, Augias ha preferito il racconto che gli permette libertà e discronie. Del resto già Popper diceva che la psicanalisi non è una scienza, per aver scienza bisogna essere davanti a un fenomeno verificabile e ripetibile.

Le isteriche, a parte l’uso del termine come ingiuria, non esistono più. Si tratta di un fenomeno culturale.

Il disagio psichico è un male dell’anima di cui la psicanalisi vuole essere una terapia ma spesso aleatoria. Ma il discorso si sta allontanando troppo dal libro e il tempo a disposizione è finito. Augias si alza e saluta. La sua ironia coinvolge il pubblico e riesce a catturarlo anche parlando di niente. Non so se comprerò questo libro.

Alexia S., Liceo Grigoletti Pordenone