Il 14 settembre è stata messa in ginocchio l’economia globale. I più grandi impianti petroliferi dell’Arabia Saudita, Abqaiq e Kharais, sono stati colpiti da alcuni droni, e le prove inducono a pensare che siano di origine iraniana. Si tratta di un attacco al cuore del Paese che ha avuto gravi ripercussioni su scala globale: improvvisamente, il 5% del petrolio di cui il mondo necessita è venuto a mancare. Di conseguenza, non solo i prezzi del greggio sono aumentati, ma sia i paesi produttori che quelli compratori dovranno ricorrere alle proprie scorte. Gli Stati Uniti, alleati storici dell’Arabia Saudita, guidata dal giovane principe Mohammed bin Salman, sostengono apertamente che l’attacco sia stato effettuato da parte dell’Iran e adottano contro di loro una strategia di massima pressione. I governi europei, invece, non sembrano intenzionati a servirsi delle stesse politiche, ma preferiscono mantenere un basso profilo, senza prendere una posizione. Siamo sull’orlo di una guerra o è già iniziata? Nonostante l’Arabia Saudita sia alleata con la più grande potenza mondiale, l’Iran sembra essere più preparato a un possibile conflitto. MbS è consapevole di dipendere del tutto da Trump e conta su alleati che lo sostengono solo per interessi legati al petrolio: l’Arabia Saudita sembra un gigante dai piedi d’argilla. Quella a cui stiamo assistendo è una guerra del ventunesimo secolo: non ci sono dichiarazioni formali, le alleanze sono confuse e nessuno ha davvero il controllo.
Il primo a cui sta sfuggendo la situazione, non solo a livello politico internazionale, è MbS. Quando ha preso in mano il potere si è presentato come il principe innovatore, che avrebbe offerto alla società una vita prospera con le soddisfazioni della vita quotidiana che fino ad ora erano sempre state negate: cinema, musica nei luoghi pubblici, concerti, la concessione di guidare alle donne sono solo alcuni degli aspetti che i giovani iraniani invidiavano a quelli occidentali. Questa però si è rivelata essere solo una delle due facce della medaglia. Adottando una politica violenta e negando i diritti politici ai cittadini, ha creato intorno a sé un clima di terrore dove il potere risiede interamente nelle sue mani. Il principe “del futuro” si è rivelato essere il principe “del passato”. La generazione dei giovani attuale non ha intenzione di sottomettersi alle sue violenze, ma nemmeno di reagire con la forza. Ciò che chiedono è solo libertà politica e civile per raggiungere il “diritto alla felicità”.
Agnese Cavazzini, Liceo Ariosto
Letizia Capezzuto, Liceo Alfieri
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