Giusi Marchetta è nata a Milano nel 1982, cresciuta tra Caserta e Napoli e trasferitasi infine a Torino, dove tutt’ora insegna. Nel novembre del 2018 è uscito il suo ultimo libro “Tutte le ragazze avanti”, un’antologia di saggi nella quale undici donne, che si occupano di cultura in diversi modi, raccontano cosa significhi per loro scoprirsi femministe e poi esserlo nella vita. Da questo libro è partito tutto il resto: Giusi si è chiesta cosa significasse essere una femminista oggi, confrontandosi con donne adulte; le è poi sorto il dubbio se anche tra adolescenti si affrontasse questo tema. Ha dunque deciso di fondare “Il tavolo delle ragazze”, un progetto che prevede una serie di incontri con ragazze di età diverse, volti a parlare di femminismo intersezionale.

Per “Il tavolo delle ragazze” il femminismo non è il contrario di maschilismo, non è una “cosa da femminucce”, bensì consiste nel lottare per far capire che uomini e donne hanno pari diritti.Si tratta di un movimento che non può dunque prescindere dal lottare per la giustizia in ogni aspetto della società. Una delle ragazze al primo incontro considerava il femminismo la lotta per i diritti delle sole donne, e si domandava come risolvere le altre ingiustizie; Giusi ha risposto così: “non si può essere femministi se non si lotta per i diritti di tutti”.

Durante gli incontri le ragazze hanno elaborato un manifesto, basato su questo presupposto: “Immagina che io sia una persona con i tuoi stessi diritti”. Tra le varie tematiche la prima è quella del corpo: una donna è una persona formata da anima e corpo, che vanno considerati insieme; l’uomo non la può trasformare in un oggetto di sua proprietà. Un uomo che viene lasciato ha tutti i diritti del mondo, ma non quello di far avere paura di sé, anche se si sente ferito. Si sentono troppi casi di violenza giustificati dal fatto che la donna abbia cambiato idea, dopo aver dato il proprio consenso.

“Ho una voce: vale quanto la tua, ascoltala”. Per secoli scienziate, scrittrici e filosofe sono state completamente messe da parte, relegate in un certo luogo dalla cultura patriarcale; sebbene questa situazione sia migliorata, in tutte le minoranze la donna è ancora posta sul gradino più basso, discriminata ulteriormente a causa del suo genere.

Un ruolo cruciale nella lotta del femminismo sta nell’educazione: fin dalle fiabe le principesse, deboli e in pericolo, vengono salvate dai principi che sono puntualmente forti e valorosi; ogni bambina ha il diritto di salvarsi da sola e ogni bambino quello di essere salvato. “Facciamo crescere persone, non maschi e femmine”.

Nel manifesto, inoltre, viene ribadito il concetto di identità come una possibilità, non come una gabbia. Non c’è nessun modello al quale i nostri comportamenti si devono adattare: sono le nostre azioni a dover definire la nostra identità.

Alla conclusione della conferenza, Giusi ha chiesto di individuare il diritto che ognuno ritiene fondamentale e si è giunti a definirne due: poter essere se stessi e poter sognare ciò che si vuole, con la possibilità di raggiungere un giorno quel sogno.

Sveva Sacchi e Letizia Capezzuto,
Liceo Alfieri

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