“La democrazia è come un treno dal quale prima o poi bisogna scendere, solo così si può raggiungere l’ambizione di un regime di impronta islamica”, con queste parole Erdogan, presidente della Turchia, ha sempre definito la sua idea di politica. Durante la conferenza del 29 settembre tenutasi presso il cinema Apollo di Ferrara, il giornalista turco Can Dundar, ormai esiliato in Germania dopo l’esperienza nelle carceri del suo paese d’origine, ci spiega quanto la verità sia per un giornalista un’arma a doppio taglio, quanto una sola persona possa influire su un intero paese.
Infatti Can Dundar è stato licenziato insieme a molti suoi colleghi per tutti i suoi tentativi di denunciare le attività illecite del governo turco. L’accanimento nei suoi confronti è stato alimentato dalla produzione di un documentario di denuncia sociale, pensato per smascherare i finti segreti di stato di un presidente avvelenato dal potere.
Il presidente ha infatti complottato contro la popolazione curda, fingendo inizialmente di agevolarli, per ottenere approvazione politica. Ha inoltre avviato un commercio illegale di armi con i paesi esteri ed ha escluso dalla politica la fazione militare turca, per poi scioglierla.
Ma com’è possibile che l’Europa e il resto del mondo chiudano un occhio davanti a tutto questo? Perchè è la soluzione più comoda: la Turchia accoglie i migranti al posto dell’Europa, che è quindi più favorevole a lasciare spazio al percorso filo-dittatoriale di Erdogan. Inoltre gli uomini d’affari sono più indirizzati verso un regime dittatoriale economicamente stabile rispetto ad una democrazia caotica.
Il mestiere del giornalista non è mai stato semplice, soprattutto in paesi nei quali le persone non vogliono riconoscere la verità e Can ne è un esempio lampante.
Nonostante non gli sia permesso vedere sua moglie da circa un anno, poichè bloccata in Turchia, non perde la speranza e incitato dal suo coraggio, continua a scrivere.
Eva Canigiula, Liceo classico Vittorio Alfieri
Lisa Greghi, Liceo classico Ludovico Ariosto
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