È intelligente, ironico, divertente ma anche profondo e acuto. Tali sono anche la sua scrittura e i suoi romanzi. Questa mattina ha presentato il suo ultimo libro “Smile” lo scrittore irlandese Roddy Doyle, uno degli ospiti internazionali del Salone. Durante una chiacchierata fatta di domande e risposte con Marino Sinibaldi, lo scrittore ha parlato di alcuni aspetti del libro, di sè stesso e di tante tematiche di attualità.

Il suo ultimo romanzo parla di Victor, un uomo di 54 anni che si ritrova a dover ricominciare la sua vita dopo un matrimonio fallito. La storia si apre infatti con un trasloco: Victor, in difficoltà nel dover cambiare completamente vita alla sua età, sceglie di ripartire da un luogo a lui già noto, ossia il paesino dove era nato e cresciuto.

Da qui la storia si duplicherà in due tempi: da una parte il Victor adulto, alle prese con le difficoltà della vita, dall’altra il Victor ragazzo che torna alla memoria dando alla narrazione profondità e drammaticità.

Doyle, tra battute e aneddoti, parla del processo di scrittura confessando di non aver pianificato fin dall’inizio la storia nè lo sviluppo del personaggio, ma di averlo conosciuto anche lui nel corso del romanzo, proprio come se fosse un lettore: non ha idea di che colore possa avere gli occhi o come potrebbe continuare la sua vita al di fuori del libro, ma d’altronde, riporta come esempio, “se si sa già tutto della persona che si deve sposare, che noia!”. Nessuno infatti conosce completamente sè stesso, ci si conosce pian piano vivendo, così come un personaggio si conosce scrivendo.

Toccando le tematiche del libro, Roddy, nel corso del dialogo, affronta anche argomenti di portata sociale come la tecnologia nella società, la figura della donna e i giovani e anche argomenti personali, come la morte del padre e l’importanza delle sue amicizie.

 

 

Angelica Giulianelli e Alessandro Di Palma