L’Arena Bookblog ha ospitato quest’oggi, 19 maggio 2017, la scrittrice canadese Kim Thùy che, in occasione dell’uscita del suo ultimo libro Il mio Vietnam, ha presentato al pubblico il suo profondo amore nei confronti del paese che da bambina la costrinse a voltare le spalle alle sue origini in vista di un nuovo orizzonte di pace. Fu così che le coste di un Vietnam rovinato dalla guerra vennero sostituite da quelle del Canada, ed è qui che l’autrice crebbe, si sposò e vive tuttora.

La sua nuova pubblicazione è l’occasione per mostrare la bellezza che caratterizza un paese che dopo quarant’anni sta ancora cercando di rialzarsi e ripulire le ferite: la prima domanda posta dal presentatore Corrado Ruggeri interroga Thùy sul fascino del Vietnam e la donna risponde raccontando un breve aneddoto che la vede protagonista nella sua terra natale. Appena divenne avvocato, venne mandata in Vietnam dove al tavolo di un bar un cameriere le chiese di che nazionalità lei fosse e, in seguito all’espressione dubbiosa di Kim, lui rispose che i suoi modi erano “grossi”, ovvero troppo vivaci, solari e che parlava con un tono di voce fin troppo alto per essere tipico di una donna del posto. Lei, interdetta, si rimise in cammino con il desiderio di riscoprire il fascino del suo paese.

Racconta, dunque, dei tratti tipici più curiosi e per primo sfata il mito della “donna sottomessa all’uomo”, ribattendo che, se il paese è ancora in piedi, il merito non può che essere delle mogli che ogni giorno si sono fatte carico delle proprie vite e di quelle degli altri, sperando nel ritorno dei mariti che combattevano al fronte.

Ma come si gioisce nonostante la fatica della risalita? Si mangia. Ed è qui che Kim illustra simpaticamente la cultura mangereccia vietnamita, caratterizzata da un pasto che perdura per tutto il corso della giornata: “Se avete in programma una vacanza in Vietnam, fate la dieta prima, perché lì mangerete anche 10 volte al giorno”, e mentre qualcuno tra il pubblico aveva già lo sguardo sognante, la scrittrice spiega che il cibo per loro non è solo un bene che giova dal punto di vista fisiologico ma che rappresenta il modo migliore per esprimere le proprie emozioni, le quali non si verbalizzano mai, ma al massimo vengono espresse per iscritto. Di qui si collega al discorso della lingua locale, che ha di particolare il fatto che non presenta tempi verbali, ad eccezione dell’infinito perché “si accetta il presente così com’è e si gioisce nel qui e ora per ciò che si ha”.

E nonostante si stia ancora rialzando, nonostante i numerosi pregiudizi dettati dalle realtà occidentali, nonostante sia caoticamente divisa tra nord e sud, l’attuale Vietnam è una sede di passioni, colori, cibi aromatizzati e persone che “azzannano” con passione e orgoglio la loro vitalità.

Anna Civalleri, Liceo Vittorio Alfieri Torino