A salire sul palco dell’Auditorium dell’Istituto Vendramini, domenica 22 settembre, è stato il sociologo francese Alain Touraine per presentare il suo nuovo libro “In difesa della modernità”. Ciò che colpisce è che, nonostante i suoi 94 anni, l’ospite sia ancora in grado di parlare molte lingue, tra cui l’italiano con cui ha conversato con il pubblico di Pordenone Legge.

Per prima cosa, il sociologo ha definito la società moderna come “un’economia del dono, una comunità con poca intenzione di entrare in conflitto se non discutendo con la ragione, che è anche delineata dai suoi eccessi”. Un’altra sua caratteristica fondante è l’essere storica e quindi tanto soggetta ai cambiamenti politico-economici quanto la società non moderna è immobile. Focalizzandosi sul presente, Touraine ha puntualizzato che il contesto contemporaneo si fonda sulla creatività, capace quindi di sviluppare la comunicazione in particolare da quando la tecnologia ha preso piede nella società dell’informazione.
Successivamente, lo scrittore francese ha inquadrato il populismo in quanto derivante soprattutto dalle crisi la cui unica soluzione pare affidare il potere ad un singolo dirigente: oggi sappiamo che ciò non porterà a conseguenze positive, soprattutto visto che la crisi conseguente alla Prima Guerra Mondiale ha consentito l’emergere di figure totalitariste come Hitler e Mussolini.
L’Europa, già politicamente incerta a causa delle due guerre che l’hanno devastata nella prima metà del secolo scorso, tra il 2015 e il 2019 si è ritrovata con un “sistema politico occidentale che si è autodistrutto”, proprio quando invece sembrava che si stesse riprendendo. È iniziato tutto con le guerre siriane e afgane che hanno portato ad un enorme flusso migratorio, ostacolato dalla maggior parte delle potenze europee: “non è elegante nè razionale chiudere le frontiere”, è il commento dello scrittore, che in questo modo critica anche la sua patria. Altri eventi citati che hanno scosso i continenti soprattutto a causa della loro rapidità, in questi ultimi anni, sono sicuramente la Brexit, iniziata nel 2016 e confermatasi entro pochi anni, le elezioni di Trump che reintroduce la repubblica imperiale del 1880, i gilet gialli e Macron in Francia e le elezioni di Salvini e Di Maio in Italia.

Concludendo la conferenza, Touraine ha sottolineato che è comunque importante “inglobare la negatività delle situazioni nella positività di uno sviluppo futuro”, convinto, in difesa della modernità, che ci sia sempre l’opportunità di compiere decisioni costruttive.

 

Alice Donno e Marika Di Pietro,

Liceo Grigoletti di Pordenone