In fuga dalla legge: a primo impatto un libro con un titolo del genere non si direbbe scritto da un affermato magistrato quale è Vittorio Nessi. Oggi, in occasione della presentazione di questo romanzo, all’interno dello splendido oratorio San Filippo, c’erano, insieme con l’autore, anche l’editrice Daniela Piazza e l’avvocato Alberto Mittone.
Quest’ultimo ha aperto l’incontro con una breve riflessione sull’efficacia dei metodi tradizionali utilizzati per proporre un libro ai potenziali lettori: spesso si parla della vita dell’autore, dei suoi libri precedenti, della collana in cui l’opera è inserita o il genere letterario a cui appartiene. Insomma, vengono forniti una serie di dati esterni e generici che in fondo danno una visione sì verosimile, ma anche abbastanza ristretta della trama e del suo significato intrinseco.
Per Mittone, quindi, l’unico vero modo per farsi un’idea abbastanza completa di un libro è riflettere sul titolo e dare uno sguardo all’indice: sono i due elementi, questi, che per primi delineano il contenuto dell’opera e i temi principali affrontati dallo scrittore. Ne In fuga dalla legge, infatti, proprio consultando l’indice, si capisce che quello che a prima vista sembrerebbe un “semplice” e lineare romanzo giallo racconta in realtà una storia familiare coinvolgente ed emozionante, affrontando grandi tematiche.
Una di queste è, in particolare, il concetto di male: il male radicato e intrinseco della nostra Storia, che ricorre ancora ai giorni nostri, il male con cui il protagonista è perennemente a contatto per via del suo lavoro di magistrato, il male che riemerge dai ricordi del passato e che sembra aver colpito anche la sua famiglia.
Alla fine dell’incontro, rispondendo a una domanda del pubblico, Vittorio Nessi evidenzia che per difendersi dal male la società ricorre alla legge ma, a livello umano, come possiamo alleviare il dolore, quando questo stesso è radicato in noi e ci accompagna ovunque? Secondo il magistrato, o secondo lo scrittore che c’è in lui, chi è chiuso in se stesso per il troppo male che lo attraversa può trovare conforto nei momenti di commozione, che implicano il contatto con altre persone e quindi delle relazioni verso l’esterno, con un effetto benefico. Riporta anche un esempio dal libro: uno dei personaggi, dopo una vita di azioni brutali e crudeli, nel momento della fucilazione, offre all’avvocato la sigaretta che stava fumando e che, come lui stesso dice, “contiene il suo ultimo respiro”: l’unica cosa che ha da offrigli per il suo aiuto durante i processi.
Un altro pilastro portante del romanzo è il tema della legge: la legge che non va solo applicata ciecamente, ma anche interpretata, a seconda della situazione, per fare in modo che la sentenza finale vada il più possibile nella direzione della giustizia, e dell’equità. Se ci si pensa, infatti, non sempre legge e giustizia possono essere inserite nello stesso abito, come se una corrispondesse all’altra, senza distinzioni. Questo, almeno, è il pensiero principalmente dell’avvocato Mittone, che durante un intervento si è soffermato a lungo sul tema.
L’autore ha riflettuto largamente anche sui ricordi che ciascuno di noi possiede e sulla memoria. Il protagonista del libro, ad un certo punto, trova una scatola di cartone contenente probabilmente i ricordi della madre e di altri suoi parenti. E’ consapevole che aprirla significherebbe risvegliare tutti i fantasmi del passato, ed inizialmente non sa se farlo o meno: ha paura perchè coloro che potrebbero chiarire le verità contenute nella scatola non ci sono ormai più e la situazione potrebbe quindi sfuggirgli di mano. Alla fine si decide ad aprirla e attraverso gli oggetti trovati rivive ricordi che non gli appartengono, ricostruendo frammenti di vita altrui che alla fine fa propri, dedicando loro un posto nella sua memoria. Alla fine del romanzo si renderà conto di non aver più bisogno degli oggetti della scatola, perchè le storie che si portavano dietro facevano ormai parte di lui: i ricordi, per essere eterni, devono abbandonare la materialità e vivere solo attraverso le emozioni che trasmettono quando vengono rievocati.
Sara Tavella e Gaia Olocco, Redazione Fuorilegge
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