Fu Franco Basaglia che nell’anno 1978 fece chiudere in Italia tutti i manicomi esistenti: ecco perché ora noi tendiamo a considerare questo mondo così estraneo e lontano dalla nostra realtà.
Ma è davvero così?
Fisicamente i manicomi sono davvero scomparsi ma, come sostiene Luigi Manconi nella tavola rotonda che si e’ tenuta oggi in Sala blu alle 13:00, alcuni atteggiamenti persistono ancora all’interno della societa’ e si fa di tutto perche’ passino in sordina.
In passato, all’interno di un manicomio spesso e volentieri si recludevano persone che effettivamente non erano affette da nessun disturbo psichico. Si trattava soprattutto di donne con identita’ troppo visibili e uomini con idee troppo anticonformiste e rivoluzionarie per il tempo in cui vivevano.
Queste persone venivano descritte all’interno della loro cartella clinica come moralmente corrotte solo per il loro carattere disubbediente e dispettoso e la maggior parte delle volte era la stessa famiglia che voleva mettere a tacere la loro personalita.
Queste persone venivano descritte all’interno della loro cartella clinica come moralmente corrotte solo per il loro carattere disubbediente e dispettoso e la maggior parte delle volte era la stessa famiglia che voleva mettere a tacere la loro personalita.
I manicomi spegnevano la vita che dentro ognuno di essi era ancora presente e vivida, i loro corpi diventavano strumento per i medici che esercitavano pratiche anche disumane e comunque dolorose.
Coloro che venivano rinchiusi erano coscienti della realta’ opprimente in cui erano stati catapultati e della propria condizione di sanita’ mentale, come possiamo leggere ancora nelle lettere scritte ai familiari.
Come ci dicono i libri di Anna Marchitelli e Annacarla Valeriano, che hanno fatto una ricerca specifica su alcune cartelle depositate presso ospedali psichiatrici del passato, persino ai giorni nostri non possiamo essere completamente aggiornati su cio’ che accadde a quelle persone a cui venne tolta la liberta’; grazie alla testimonianza di questi testi recenti possiamo almeno tentare di comprendere le dinamiche dell’internamento e la verita’ della loro vita prima della reclusione.
Alla fine dell’ incontro ci pare che il problema della cura e della considerazione delle malattie mentali sia un argomento molto sensibile, ancora esplorato anche dalla narrativa in cerca di verita’.
Chiara Conti, Martina Delucca
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