Claire Cameron, intervistata da Federica Manzon, rivela il backstage della creazione del suo libro più amato, L’orso. Con la prima domanda l’autrice canadese racconta che la sua passione per gli orsi ha avuto origine venendo a conoscenza dell’attacco, e seguente uccisione, di due campeggiatori da parte di un orso bruno. Infatti, nonostante fosse già incuriosita dagli orsi a causa della loro abbondante presenza in Canada, dopo questa vicenda si rese conto che c’erano ancora molte cose che non sapeva di loro; solitamente gli orsi sono animali timidi e non tendono ad attaccare gli esseri umani.
Per vent’anni ha cercato di capire per quale motivo un orso avrebbe dovuto alterare così gravemente le proprie abitudini e quindi, per darsi delle risposte, ha deciso di scrivere un libro a partire da quello che sapeva della vicenda; così è nata la storia di Anna e della sua famiglia, attaccata senza motivo da un orso e costretta a scappare sola con il fratello minore.
Durante la stesura Claire Cameron si é imposta di non prendere né le parti della famiglia attaccata senza motivo, né dell’orso, spinto ad attaccare dal bisogno primario di sopravvivere.
La particolarità del romanzo si trova nel punto di vista dal quale  è raccontato, cioè quello di una bambina di cinque anni, Anna, che vede il mondo con occhi diversi da quelli di un adulto e che quindi spesso ci guida in una doppia narrazione, raccontando la storia secondo il suo punto di vista ma facendoci capire il reale svolgimento dei fatti. Ovviamente scrivere un intero romanzo con la voce di una bambina non è un impresa facile; per riuscirci l’autrice si è largamente ispirata ai suoi stessi figli. Il romanzo è un viaggio e un’avventura tra il mondo degli adulti e quello dei bambini, esplorando nel frattempo il dibattito tra uomo e natura.

Ilaria Brandi