Non è vero che non c’è una chiave (cit Caparezza)
La letteratura come chiave per interpretare la realtà.
È questo che vuole comunicare Francesco Pacifico, giovane scrittore ed editor romano.
Rivolgendosi ai giovani ha infatti messo in risalto la complessità della società odierna, la quale si presenta come un enigma per chi desidera imparare a stare al mondo. La soluzione è a portata di libro; la lettura sembrerebbe l’unico strumento per risolvere questo indovinello continuo.
A sostegno di questa tesi, è sufficiente leggere le prime pagine di un qualsiasi romanzo per rendersi conto della caratura di un grande scrittore. L’esempio dell’incipit di “Anna Karenina” di Tolstoj serve a Francesco per mostrare come la drammaticità di un evento, come un tradimento nella piccola nobiltà russa, possa essere espressa attraverso l’ironia.
La mescolanza di registri linguistici di cui ogni scrittore si appropria diventa un mezzo di decodificazione della realtà.
Proprio per questo, sostiene Pacifico, anche la lingua italiana dovrebbe essere letta analogamente a quella straniera, poiché uno sguardo oggettivo può abbattere le barriere che essa stessa pone ai lettori.
L’ostacolo maggiore è spesso il corretto utilizzo delle formule di cortesia all’interno della comunicazione scritta e orale. Avere chiaro il destinatario a cui ci si rivolge e tenere in conto l’evoluzione della lingua risultano la più grande variabile in ogni messaggio che voglia raggiungere lo scopo.
Chi è dunque lo scrittore? È colui che meglio di ogni altro, grazie alle continue letture, è riuscito a scoprire ogni mistero della realtà, come un hacker dei sistemi informatici più evoluti.
Quarta D
Liceo Linguistico Santorre di Santarosa
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