28 novembre 2014. L’auditorium del liceo “E.Majorana” è gremito. Tutti attendono con trepidazione il suo arrivo. Si diffonde la notizia che è appena salita su un taxi e che a breve sarà nella scuola. L’attesa sale. Emozione e curiosità si mescolano in un clima di generale entusiasmo. Poco dopo Lucia Annibali fa il suo ingresso nell’auditorium, accolta con un fragoroso applauso.
L’incontro inizia con la riproduzione di un video: accompagnate da un melodico sottofondo musicale, le immagini del lungo percorso di riabilitazione di Lucia scorrono senza sosta. Il 16 aprile 2013 trova ad attenderla a casa un uomo incappucciato che le tira dell’acido sul volto. Il mandante dell’aggressione è il suo ex fidanzato. L’avvocatessa di Pesaro si ritrova con il viso sfigurato, la mano destra ustionata, non riesce più a vedere. Sono foto di sofferenza, ma anche di gioia, in cui traspare orgoglio e determinazione. Oggi, anche attraverso le immagini, Lucia vuole dimostrare a se stessa e a noi di non essere stata sconfitta. Accanto a lei c’è Giusi Fasano, giornalista del “Corriere della Sera” e co-autrice del libro “Io ci sono”, edito da Rizzoli.

L’incontro procede con la lettura di alcuni passi del libro e con le domande degli studenti. Lucia risponde a ogni richiesta con grande disponibilità, raccontando la sua storia di non amore, rivolgendosi direttamente a noi ragazzi. E lo fa con la semplicità e la lucidità di chi ha saputo reagire a una relazione distruttiva, con il coraggio di chi è riuscito a trasformare il male in un’occasione di umanità per sé e per gli altri. In ospedale ha deciso di rinascere e di accettare la propria diversità come opportunità di crescita e miglioramento. Raccontando la sua esperienza, ci esorta ad apprezzarci per ciò che siamo, a rispettarci e farci rispettare, ad essere originali, gentili e generosi, a fare la differenza, ad essere brave persone. Parla di amore, quello vero, “che non tollera nessuna violenza” e che ti rende una persona migliore senza pretendere alcun cambiamento, che dà senza voler ricevere nulla in cambio. E necessita di intelligenza e rispetto. Soprattutto rispetto.
Con una storia apparentemente dominata da sofferenza Lucia é riuscita a trasmettere un importante messaggio di speranza e di solidarietà. Ci ha reso partecipi di qualcosa di grande: la consapevolezza che la relazione che ci lega agli altri deve essere fondata sulla fiducia e sulla mutua empatia.
Grazie Lucia per aver condiviso la tua storia con noi, diventando un punto di riferimento per tutte quelle donne ancora prigioniere di un non amore.

Elena Lamberti ed Elisa Scovazzi (Liceo Ettore Majorana, Moncalieri)

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