copertina libroCosa succede se il Salone OFF chiede alla Scuola Holden e a due classi di un liceo, di organizzare la presentazione del libro Io ci sono, la mia storia di non amore alla presenza dell’autrice? Viene fuori un’esperienza, un’occasione di crescita per tutti quelli coinvolti e nessuno potrà dirvi che è stata una  semplice presentazione . Il pretesto è l’incontro con Lucia Annibali, autrice del libro (Edito da Rizzoli nell’Aprile 2014 per la collana Controtempo) insieme a Giusi Fasano.
In 270 pagine, con onestà e lucidità, Lucia racconta la sua storia, quella di una giovane avvocatessa di Pesaro che nell’aprile del 2013 viene sfregiata con l’acido. Il mandante è Luca, ex fidanzato, che paga due uomini per aggredirla. Lucia ripercorre la convalescenza al Centro Ustionati di Parma, le difficoltà e la sofferenza che ha affrontato durante le operazioni subite per ricostruire il suo volto.
Un libro che non risparmia nulla e si regge sulla determinazione di Lucia nell’andare avanti senza mai abbattersi.
Siamo Marina, Raffaella, Desiderio e Alessandro, studenti al secondo anno del nostro percorso formativo. La scuola, che da due anni a questa parte si è ingrandita, è divisa in sei college che forniscono una formazione specifica sui diversi modi di raccontare le storie. Noi frequentiamo il college di Real World, dove ci occupiamo di raccontare la realtà utilizzando diversi media.
Il libro tratta un argomento attuale e delicato come la violenza sulle donne e interagire con dei ragazzi di circa 17 anni, quindi poco più giovani di noi, ammettiamolo, un po’ ci spaventa. Per la prima volta proveremo a stare dall’altra parte della cattedra, a parlare, a spiegare, a condurre delle riflessioni.
In preparazione del primo incontro con gli studenti abbiamo discusso con Flavio Stroppini, tutor di Real World. Insieme abbiamo parlato del libro e riflettuto sui dubbi che solleva, provando ad analizzarne  lo stile di scrittura e pensando  a come avremmo potuto coinvolgere i ragazzi nella discussione.
Durante il primo incontro leggiamo delle citazioni dal libro per avviare una discussione con gli studenti.  Chi è Lucia? Come si è arrivati a un simile gesto? A cosa o a chi serve un libro del genere? Gli uomini sono violenti per natura?
Troviamo anche dei dati allarmanti riguardo la violenza sulle donne in Italia. Tutti sottovalutavamo il problema: pensare che una donna su tre, tra quelle che conosciamo, potrebbe aver subito violenza nella sua vita ci sembra impossibile.
Provochiamo i ragazzi con qualche domanda e, dopo due ore di dibattito, siamo incredibilmente colpiti da quanto gli studenti abbiano voglia di partecipare, esprimendo i propri pensieri sull’argomento. Le ragazze  sembrano più coinvolte, ma è solo questione di tempo: è chiaro che al prossimo incontro cercheremo di punzecchiare di più i ragazzi.
Li lasciamo con un piccolo compito per la prossima volta: scrivere delle riflessioni riguardo al motivo per cui gli uomini sono violenti e le donne hanno difficoltà a ribellarsi.
La volta successiva è l’occasione, per noi, di preparare un lavoro di ricerca più ampio e approfondito. Presentiamo due infografiche: la prima riassume i dati forniti dall’associazione “Donne in Rete contro la violenza” che ha più di sessanta centri in tutta Italia. Con la seconda cerchiamo di capire come si può definire.

Dati 2012 Associazione DiRe (1)

Tipi di violenza sulle donne - EditedAttraverso degli esempi abbiamo visto come si può raccontare la violenza. Siamo partiti dal modo in cui ne parlano i telegiornali e i quotidiani cartacei, passando per i blog e mostrando ai ragazzi un reportage fotografico sull’acidificazione, ovvero la pratica di sfigurare le donne con l’acido usata in molti paesi del mondo.

Poi è stato il momento dei contenuti video, partendo da quello realizzato per la presentazione della campagna One Billion Rising. Questo movimento prende spunto dal libro I monologhi della vagina  in cui l’autrice Eve Ensler, racconta l’esperienza di tante donne che ha conosciuto nel corso della propria vita. Il movimento si pone come obiettivo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso eventi artistici come la lettura dei monologhi nei teatri o flash mob che si svolgono il giorno di San Valentino.

Immagine2La musica è un altro mezzo per affrontare l’argomento. La cantante Rihanna nel 2009 venne picchiata dal suo compagno, Chris Brown, prima della cerimonia dei Grammy Awards. Le sue canzoni trattano spesso l’argomento di relazioni di odio-amore, in cui la violenza diventa parte integrante del rapporto. Abbiamo visto il video della canzone  Love the way you lie in cui duetta con Eminem. Essendo Chris Brown un personaggio pubblico, molte volte  in tv e sui giornali ha provato a difendersi e a chiedere scusa.
Partendo da questo caso siamo andati a cercare altre narrazioni in cui fosse possibile una maggiore identificazione con l’uomo che commette la violenza. La tragedia di Otello ne è un esempio. Il moro strangola Desdemona perché convinto da Iago che  lo tradisca con Cassio, ma il modo in cui  la storia è scritta ci porta a simpatizzare per lui perché vittima di un raggiro, piuttosto che per Desdemona uccisa dall’uomo che amava.
matchUn film recente che tratta il tema del femminicidio è Match Point di Woody Allen, dove Chris, il protagonista, vive un matrimonio di facciata con la ricca Chloe ma perde la testa per l’attraente ed instabile Nora. Riesce ad ottenere entrambe le donne, ma quando l’amante gli chiede di divorziare, il fragile equilibrio che Chris ha costruito rischia di incrinarsi e non trova altra soluzione che ucciderla inscenando un furto in casa sua. Anche in questo caso il pubblico si affeziona al suo personaggio e finisce per giustificarne le azioni

In questo esperimento di identificazione con il carnefice, un caso limite è la canzone Polly dei Nirvana. Kurt Cobain, partendo da un articolo di cronaca, scrisse il testo della canzone facendo la scelta estrema ed anticonvenzionale di assumere il punto di vista di un pedofilo, mostrando l’umanità di un uomo profondamente disturbato. Il tempo a nostra disposizione è quasi finito ma non ci siamo scordati dei testi che i ragazzi hanno scritto e gli chiediamo pensare ad alcune domande che  vorrebbero fare a Lucia. Ci diamo appuntamento per la volta successiva alla Scuola Holden. Accogliamo i ragazzi del Majorana nell’aula di Filmmaking, dove si possono kurtcobainlive11 (1)accomodare su vere sedie da registi per l’ultima fase del lavoro. Raccontiamo il posto in cui ci troviamo: la caserma militare viene edificata alla fine del 1500 per ospitare la Regia Fabbrica delle Polveri e Raffineria dei Nitri. Siamo orgogliosi di dirgli che nel posto in cui un tempo si fabbricavano cannoni adesso costruiamo storie.Avviamo poi la discussione con i ragazzi partendo dai dubbi con cui ci siamo lasciati la volta precedente: perché uno schiaffo non si denuncia? Chi decide quanto è grave la violenza? Proviamo a rispondere con una grafica in cui riassumiamo il valore legale della violenza quantificato in mesi o anni di reclusione. Leggiamo insieme le domande che i ragazzi hanno preparato. Sono tantissime. Insieme scegliamo quelle più interessanti, quelle che ci permetteranno di conoscere meglio Lucia e la vicenda che ha vissuto. Ci salutiamo, dandoci appuntamento per la mattina successiva.

IL VALORE DELLA VIOLENZA3

È il giorno della presentazione e siamo piuttosto agitati. Prendiamo un taxi che da Torino ci porta di fronte al Liceo Majorana di Moncalieri. Durante il viaggio rivediamo la presentazione e stabiliamo gli ultimi dettagli.
I ragazzi ci accolgono di nuovo, stavolta dentro un’aula dove insieme ripasseremo quello che c’è da fare prima di spostarci nell’auditorium. Alcuni di loro faranno delle domande all’autrice, noi porteremo avanti l’incontro.
Tutto è pronto e tra poco arriveranno Lucia Annibali e Giusi Fasano, i ragazzi con i quali abbiamo lavorato seduti vicino a noi sul palco. Pensiamo a quello che abbiamo da dire, ripassiamo nervosamente una scaletta mentre aspettiamo.
Qualche minuto di ritardo che sembra un secolo, gli occhi dei ragazzi seduti di fronte a noi pieni di curiosità, microfoni che osserviamo come fossero nemici. Poi arriva Lucia, e guardandola ci ricordiamo che i carnefici sono altri. Questi microfoni sono alleati: ci aiuteranno a riflettere, a capire. Così iniziamo.
Lucia mostra un video con le foto del suo volto che man mano va ricostruendo, operazione dopo operazione, dedicato a tutti gli ustionati che lottano contro il dolore e le cicatrici. Presentiamo il libro e ripercorriamo i passi fatti in questo mese. Le infografiche che spiegano i dati relativi alla violenza, i modelli narrativi utilizzati fino ad oggi per raccontarla.
Recitiamo una  breve sceneggiatura scritta utilizzando i pensieri dei ragazzi sull’immedesimazione. Il testo è volutamente provocatorio, ma efficace nel riassumere le opinioni, a volte impopolari, con cui ci siamo scontrati trattando il tema della violenza sulle donne:

DONNA: Hai presente Lucia Annibali, Ora ha scritto anche un libro in cui racconta la sua storia…

 

UOMO: Guarda, una tale violenza è ingiustificabile eh… Però certe volte le donne se le vanno proprio a cercare, cioè…GIOCANO con i sentimenti altrui. Io tutto questo casino non lo capisco… Certi tipi di abusi si sono sempre verificati, è inutile che stiamo qua a fare quelli che cascano dal pero.

 

DONNA: Che vuol dire, si parla sempre di progresso: scientifico, tecnologico… Ma poi pare che gli uomini rimangano delle bestie. Alla televisione parlano di “raptus” di “follia”, ma queste parole OSCURANO il vero motivo della violenza, giustificano l’uomo che così non ha colpe, perché pazzo.

 

UOMO: Ok, ma prova a pensare questo: continuare a stare dietro ad un uomo che ti picchia, che ti insulta, che ti tradisce, che ti perseguita? Quando v’innamorate vedete solo quello che volete vedere. Non è pazzia questa?

 

DONNA: Ma io non ti ho detto che siete dei matti. Ho detto che in televisione usano frasi come “è stato il gesto di un folle” o un “raptus omicida”… e si finisce per GIUSTUFICARE questo o quell’uomo.

 

Domandiamo a Giusi Fasano, la giornalista che ha aiutato Lucia a scrivere il libro, com’è stato lavorare insieme. “Ormai siamo amiche”, risponde. Ci racconta dell’importanza di entrare in empatia con la persona di cui raccontiamo la storia, dell’imparare a vestire i panni dell’altro. “Penso sia un buon metodo per essere una brava giornalista”.
Parliamo di quello che riguarda la narrazione di una violenza, i ragazzi introducono le domande leggendo delle citazioni del libro e ascoltiamo le risposte di Lucia. Arrivano sicure, schiette, come il risultato di un percorso roccioso e sono testimonianza della forza che una donna ha impiegato per ritrovarsi. “Quando sono arrivata al Centro Ustionati ho deciso che avrei fatto tutto quello che c’era da fare per guarire. Se mi fossi arresa, avrebbe vinto lui.”

E guardandola, mentre il preside conclude,  le diamo ragione.

Hai vinto tu, Lucia.

 

Alessandro Giosi, Desiderio Puleo, Marina Usai, Raffaella Sardella

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Leggi anche  l’articolo degli studenti del Majorana che hanno co -condotto l’incontro con i ragazzi del Holden