“Non c’è niente per cui aver paura nel buio che non esiste anche nella luce del giorno“; i mostri infatti non vivono solo sotto il nostro letto la notte, ma li possiamo trovare in ogni momento. E quando li incontriamo possiamo anche non accorgercene, quando lo facciamo è troppo tardi, e quando finalmente cerchiamo l’aiuto che ci serve, nessuno sembra ascoltarci, perché alla fine, come Una, “ce la siamo andata a cercare”. Una non è da sola, come lei esistono tante persone, come le 13 ragazze violentate e uccise dallo Squartatore nello Yorkshire, ma anche in un paese interessato da un risveglio femminista, si sente isolata in una società che vede come responsabili le vittime. Vittime che in Gran Bretagna sono chiamate “complainants“, ossia coloro che si lamentano. Sopravvissute. Donne forti si penserebbe. Ma la storia di Una dopo l’accaduto e dopo quello che avviene nel libro non è una storia eroica: è una storia di quotidianità, di ricerca di aiuto, di tentativo di tornare alla propria vita, essendo comunque consapevole che quella cicatrice non se ne andrà mai del tutto.
Una narrazione onesta e realistica, accompagnata da illustrazioni incisive ma non esplicite, per rendere la lettura adatta a tutti. Un grido desideroso di un cambiamento, che esprime il desiderio delle donne di vedere rispettato il loro diritto di essere ascoltate e credute. In un mondo che continua ad assistere alla formazione di nuovi movimenti femministi è necessario che la parola delle donne venga ritenuta valida da tutti questi. Io sono Una si è posto proprio questo obiettivo e a nostro parere ha fatto centro.
Eleonora Liberti e Mattia Scarcina
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