I dati raccolti dal ‘
90 ad oggi fotografano la realtà di un Paese i cui giovani emigrano sempre più spesso. Non partono con una valigia di cartone ma con un titolo di studi e sebbene i laureati non costituiscano di fatto la maggior parte degli italiani all’estero, la percentuale è in aumento. In questo contesto il dibattito sulla legislazione che regola la partecipazione alle politiche di coloro che risiedono fuori dai confini nazionali si è riaperto anche grazie alla recente protesta degli studenti Erasmus il febbraio scorso. La riflessione che Francesco Tarantino e Guido Tintori hanno articolato nell’ambito dell’incontro organizzato in occasione della pubblicazione del volume “Il voto degli altri” ha spaziato dalla critica delle regolamentazioni vigenti fino all’analisi degli ultimi risultati (politiche del 2006, 2008 e 2013) circoscritti alle aree con percentuale più alta di votanti italiani all’estero su base mondiale: quella europea (54%) e sudamericana (31%). Da queste aree arrivano soprattutto voti “vecchi”: in Brasile e Argentina ha votato circa il 37-38% degli aventi diritto mentre in Germania, meta delle nuove migrazioni, la partecipazione cala del 10% con un elettorato molto più consistente al Senato che alla Camera.
Tarantino è attento alla grande visibilità che le liste indipendenti guadagnano nelle circoscrizioni estere a ridosso del 2006 e come queste stesse tendano a scomparire dalla scena politica degli scorsi mesi assorbendo i voti dell’area centrista, negando indirettamente la loro apartiticità: Scelta Civica di Monti guadagna in Europa circa il 27% dei voti.
Per Tintori l’uguaglianza nell’esercizio dei diritti politici deve essere vincolata dal principio di responsabilità e dal legame effettivo con la comunità oltre ad essere slegata da problematicità che vanno dal controllo delle schede fuori dai territori del consolato alla verifica dell’idoneità dei candidati. Ad oggi sono 18 i rappresentanti eletti nelle circoscrizioni estere (12 alla Camera e 6 al Senato) in un contesto molto spesso subordinato a logiche di potere locale: molti di più rispetto a quelli di Francia, Portogallo e Croazia che oltretutto sono calcolati in base alla relazione tra il voto all’estero e la media necessaria per l’elezione metropolitana. È necessario pensare ad una riforma che, sfatando il mito dei cervelli in fuga, sia in grado di favorire le nuove mobilità anche attraverso una burocrazia sulla gestione pensionistica e sulle condizioni di welfare, per l’allargamento in senso liberale dello ius soli.
Conclude Enzo Riboni: la maggior parte dei giovani migranti sono donne (che si laureano più degli uomini) e questo lascia aperti una serie di problemi che al di là della burocrazia attraversano trasversalmente tutta la società.
Margherita Dondi, Irina Aguiari
Progetto Galeotto fu il libro
Liceo Ariosto, Ferrara
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