Il Premio Strega Europeo è nato nel 2014 in occasione del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’UE. Il riconoscimento rende omaggio alla cultura del vecchio continente e ai suoi legami con l’Italia. Concorrono al premio scrittori che abbiano ottenuto un grande riscontro di pubblico nel loro paese di provenienza e il cui romanzo sia tradotto in lingua italiana il libro. Quest’anno il vincitore è stato Fernando Aramburu con il suo romanzo Patria, pubblicato per l’editore Guanda; proprio Ferdinando Aramburu insieme al traduttore Bruno Arpaia, a Nicola Lagioia direttore del Salone del Libro, moderati da Giovanni Solimine hanno tenuto la presentazione dell’opera in diretta streaming sul canale YouTube del “Premio Strega” nella giornata di venerdì 11 dicembre.
Sono state subito messe in risalto alcune analogie tra Patria e La Città dei Vivi di Nicola Lagioia che sono state proposte come temi di riflessione. Uno dei due temi sollevati è stata l’importanza della donna nella vicenda narrata.
Un commento nella live chat, infatti, ha accostato la figura della donna del romanzo Patria con la società matriarcale dei paesi Baschi: in passato la tradizione voleva opporre il matriarcato casalingo alle congreghe maschili dedite alle sidrerie e alle taverne; oggi le condizioni della donna nella società sono più elastiche, nel senso che la donna è ammessa in molti più ambienti e l’apertura al pubblico femminile è un processo ampiamente sdoganato, eccezion fatta che per i conservatori. Aramburu accoglie l’osservazione, dicendo che i personaggi femminili presenti in Patria hanno come scopo non quello di iniziare la storia, ma quello di fungere da cardini per la sua continuazione.
Ma è su un altro tema che la discussione si fa più serrata: Arpaia porta all’attenzione degli scrittori un commento a proposito del motivo centrale del romanzo: “Il male è dentro di noi e a volte basta solo un pretesto per farlo scatenare”. Lagioia risponde presentando il male come un sentimento presente all’interno di ogni individuo, ma solo da pochi distinguibile dal bene e di conseguenza lasciato nel profondo dell’anima.
Aramburu, invece, mostrando una visione del male diversa: non esisterebbe alcun male all’interno di ogni individuo, secondo lui, ma solo innocenza. Tale sentimento viene suscitato dal proposito di contrastare norme moderne che creano situazioni ingiuste. In campo letterario inoltre il “male” può essere creato per due motivi: in primo luogo per portare squilibrio e caratterizzare la storia oppure per un motivo ideologico che nella maggior parte dei casi risulta scorretto.
Nel corso della discussione, però, gli ospiti giungono a un punto d’incontro nell’interpretazione di ciò che intendono per “male dentro”. Esistono, infatti, diversi tipi di dolore, ma uno di questi rimane radicato nel profondo dell’individuo e porta a un completo stravolgimento della nostra persona e di ciò che sentiamo e viviamo. Solo allora si esprime con tutta la sua intensità cogliendo ognuno di noi di sorpresa. Gli individui colti da tale emozione sono tanti, molti più di quello che potremmo immaginare. Spesso non ci rendiamo conto che la maggior parte delle persone celano i sentimenti che provano per svariati motivi, ad esempio per pudore o per cultura; nascondono quindi ciò che gli sta accadendo non soltanto agli estranei, emotivamente meno coinvolti, ma anche ai familiari e agli amici più cari.
Il male quindi, può diventare un’arma di distruzione: della società, di chi ne viene travolto e delle persone più care a quest’ultimo. Da questo possono trarre ispirazione scrittori come Aramburu e Lagioia per i loro romanzi.
Michelle Anago, Sara Bonora, Agnese Davi – Liceo Ariosto di Ferrara
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