L’incubo dell’ospite parlante è sempre quello: non sapere di cosa parlare. Il mio terzo incontro con il Liceo “Tornielli Bellini” di Novara è andato così: eravamo d’accordo per leggere tutti Le ragazze di Emma Cline, come in una specie di gruppo di lettura. Man mano che andavo avanti nella lettura, però, pensavo: non ce la faranno mai a leggerlo tutto.

È un libro complesso, Le ragazze: la distinzione fra narrativa per ragazzi e narrativa sui ragazzi è spesso molto labile, ma questo libro la rende molto visibile. C’è una differenza abissale fra scrivere letteratura che ha al centro i ragazzi e scrivere letteratura che abbia come pubblico i ragazzi. La narrativa esplosa di Emma Cline, i sentimenti e le emozioni delle ragazzine analizzati al microscopio, la consapevolezza adulta di una donna che guarda se stessa da piccola: tutte cose che o le capisci, oppure non ce la fai. Sapevo che non ce l’avrebbero fatta. Speravo, però, che ci avrebbero provato.

Nessuno dei pochi che ci avevano provato era andato oltre le prime dieci pagine.

Non si fa un gruppo di lettura se nessuno ha letto, o peggio, se hai letto solo tu. E allora si improvvisa: perché questo libro è difficile? Perché non è un libro per ragazzi? Su cosa è basata la storia? (Charles Manson funziona sempre. Anche Roman Polanski.)

La professoressa che segue la classe con cui ho lavorato, per felice coincidenza, aveva portato una copia di Per sempre… di Judy Blume. Tanto per proseguire nella distinzione fra per ragazzi e sui ragazzi: Per sempre… è un libro per ragazzi. Io l’ho letto per la prima volta l’anno scorso, più che altro per colmare una lacuna – Judy Blume è un totem della narrativa Young Adult, un filone che io seguo con molto interesse – e mi sono trovata davanti a una storia che poteva dare qualcosa solo ai ragazzi. Un lettore adulto può trovare davvero poco in Per sempre…, sia dal punto di vista della storia che della lingua utilizzata per raccontarla; per un sedicenne, è una lettura esplosiva. Il pubblico che da anni si fa avvelenare da After e Twilight si trova davanti una storia positiva, pulita, con un finale sorprendente.

La cosa più interessante, però, è venuta alla fine.

È sempre difficile spiegare perché leggere è importante. Io forse oggi ce l’ho fatta prendendola da lontano, da come funziona a livello cerebrale la narrazione visiva di una serie TV, e come funziona invece la lettura.
E gli ho raccontato la storia di Helen Keller.

È stata la prima volta in cui mi hanno ascoltato tutti, zitti, mentre gli spiegavo come Helen Keller, sordocieca, passò dallo stato di bestiolina incapace di comunicare a quello di intellettuale rilevantissima per il suo tempo, fondatrice della American Civil Liberties Union (ACLU) e quindi, a suo modo, importante anche ora. Ed è tutto grazie al potere delle parole, e alla differenza che passa fra non conoscerne nemmeno una e conoscerne talmente tante da poter liberare l’intelletto dentro una persona che altrimenti avrebbe vissuto una vita nel buio e nel silenzio dello spirito, oltre che del corpo.

Dire che a livello cerebrale la lettura non è sostituibile da nessun’altra attività è pericoloso. Si rischia di farla sembrare una medicina da assumere a forza, “per il tuo bene”, ma che non sarà mai piacevole come la visione di una serie o il coinvolgimento totale di un videogioco. Ma noi umani siamo esseri verbali, iniziamo a ricordare la nostra vita nel momento in cui siamo capaci di raccontarla. Decodifichiamo le nostre emozioni quando sappiamo comunicarle con il nome giusto: gioia, euforia, felicità, serenità, ma anche rabbia, frustrazione, sgomento, terrore, stizza. Siamo in grado di capire il mondo nella misura in cui abbiamo parole per raccontarlo e farcelo raccontare.

“È vero” ha esclamato una delle ragazze.

Io non so se da qui in poi leggeranno di più. Sarebbe un miracolo. Ma se non altro, credo abbiano capito cosa volevo dire. Quindi, ancora una volta, grazie a Helen Keller: la sordocieca che a cinquant’anni dalla sua morte continua a fornire agli ospiti parlanti un argomento solido a favore della lettura.

Giulia Blasi