La femmina nuda, questo è il titolo che Elena Stancanelli ha scelto per il suo nuovo libro, che oggi venerdì 13 maggio 2016, ha presentato al Salone del Libro di Torino.
La scrittrice italiana, nata a Firenze nel 1965, promuove il suo ultimo romanzo candidato al premio Strega 2016, per ora tra i 12 semifinalisti e con ottime probabilità di raggiungere, insieme ad altri 5 autori, la finale.
Un titolo forte per un libro pieno di corporeità. Una storia cruda e una donna in preda ad un’ossessione. Tra le pagine si legge la storia di Anna, che vive il divorzio voluto dal marito, Davide, che è il personaggio speculare alla donna nel precedente romanzo della Stancanelli, Un uomo giusto. Anna scopre la vera identità di Davide, coniuge che la tradisce e che ormai da tempo ha smesso di amarla. E la lascia sola: sola con se stessa, sola con le sue debolezze, sola con il suo amore non corrisposto e con uno spazio ormai vuoto che la porta alla demenza.
“Meglio soffrire che essere stupidi come Anna”, commenta Chiara Valerio, che insieme a Natalia Aspesi, è seduta al fianco della sua amica scrittrice. Raccontano la storia con parole dure, perché non c’è una giustificazione per le sue azioni. Anna è diventata una persona misera, che sogna ancora quell’amore in cui le persone non si feriscono, che rimpiange i cinque anni in cui si illudeva che il suo fosse un matrimonio da sogno.
E nasce l’insicurezza, nasce l’ossessione. E da qui inizia un percorso che per la donna sarà difficile fermare: segue Davide, lo spia, copia le password per poter entrare nei suoi profili internet, lo “stalker”, ma tutto questo senza saperne il motivo. Si è trascinata in quel mondo che lei stessa tra le righe definisce “il regno dell’idiozia”, e ne rimarrà prigioniera per circa un anno: smette di mangiare, inizia a fumare, soffre di insonnia e comincia a bere, tanto, tutte le sere, finché stremata dall’alcool riesce ad addormentarsi.
Il libro è una lettera che Anna scrive alla sua amica Valentina, e con la più totale trasparenza e umiltà, le racconta la storia del suo disagio, della sua battaglia contro ciò che noi chiamiamo “amore”.
Amare può rendere vincitori, ma spesso vinti, e l’unica arma che Anna “impugna” è il corpo, grazie al quale si ricorda di essere viva.
Castagno Luca, Civalleri Anna (Liceo Classico Vittorio Alfieri)
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