Nonostante la fisica sembri così astratta e complicata, il fisico Carlo Rovelli nel suo libro Sette brevi lezioni di fisica è riuscito a presentare concetti e nozioni apparentemente complesse in maniera (relativamente) semplice e comprensibile ai più: qui al Salone ha avuto modo di farlo questa sera, presso la Sala Gialla, in compagnia del giornalista Piero Bianucci.
Nel suo libro, Rovelli cerca di spiegare come sia possibile unire due teorie tra loro apparentemente in contrapposizione, e per fare ciò usa un metodo che possiamo quasi definire “giovane”, in quanto lui lo utilizza fin dalla giovinezza. Alla base di questo c’è infatti il desiderio di cambiare, il rincorrere i propri sogni e desideri e il non accettare il modo di fare comune, cercando di guardare le cose e di pensare diversamente (ponendosi “lontani” e “al di fuori”).
Un idolo per Rovelli è infatti il filosofo greco Anassimandro, il primo ad aver capito che il cielo non è solo sopra di noi ma anche sotto, e che la Terra fluttua e non è appoggiata su qualcosa di solido. Il suo merito è infatti quello di essere riuscito a vedere il mondo dall’esterno e da lontano e questo è esattamente quello che Rovelli spera di riuscire a fare con la sua teoria, dal momento che la scienza altro non è, che un’evoluzione costante di modi di pensare, che si susseguono tra loro nel tempo.
Maria Isabella Gallo, Filippo Moratelli, Liceo Ariosto
Nessun commento
Non ci sono ancora commenti, ma tu potresti essere il primo a scriverne uno.