Di Anna Bellinzas, Luca Sardo – Liceo Cavour.
“Il prezzo della carne” è l’ultimo libro scritto da Mimmo Gangemi, autore calabrese che si dedica alla lotta contro la malavita italiana attraverso la scrittura. Presentando la sua ultima pubblicazione alla Libreria Borgo Po, in un dibattito reso molto coinvolgente dalla calma e dalla lucidità con cui l’autore si esprimeva, ha affrontato fin da subito argomenti piuttosto scottanti: dai sequestri di persona – che ha vissuto molto da vicino, a causa del rapimento di un suo cugino – alla presenza mafiosa nei territori spesso dimenticati dallo Stato. Fenomeni che non hanno fatto altro che favorire la stessa mafia, facendo sì che i cittadini si sentissero, e si sentano tutt’oggi, poco protetti dalle istituzioni e cercassero rifugio nelle organizzazioni criminali: sfiducia che è l’argomento centrale del libro di Gangemi, nel quale i tre protagonisti, trovandosi in situazioni di difficoltà, trovano rifugio nella protezione della ‘ndrangheta.
Gangemi inoltre è riuscito a far passare in modo molto chiaro un concetto complesso e ignoto ai più: benché gli uomini definiti mafiosi rappresentino ”solo” il 2,7% della popolazione, questi sono in grado di tenere sotto controllo un numero di persone di gran lunga superiore, da Bolzano a Lampedusa. La mafia si potrebbe quindi paragonare a un gigantesco teatro di burattini, in cui il burattinaio manovra le azioni protetto da un telo di omertà che lo rende invisibile – ragion per cui è molto facile che a pagare le conseguenze dei crimini commessi siano coloro che si trovano agli ultimi posti nella scala gerarchica.
Nonostante la mafia sia ormai un fenomeno conosciuto e dibattuto in lungo e in largo grazie a chi, come Gangemi, fa informazione, trovare una soluzione rimane molto difficile: non bastano maxi inchieste e grandi retate (attenzione, non stiamo dicendo che non servano, anzi) ma bisogna lavorare per far capire alle nuove generazioni quanto sbagliata sia la logica mafiosa: e per far ciò, l’unico modo è (ri)partire dalla scuola.
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