Chi non ricorda i meravigliosi, e al contempo dolorosi giorni dell’adolescenza?

Clara Sanchez, ospite al Salone del Libro, racconta i difficili anni di questa fase della vita ne “La meraviglia degli anni imperfetti”, pubblicato in Spagna nel 2000 con il titolo “Últimas noticias del paraíso”, ed ora finalmente tradotto per il pubblico italiano.

Daniele Bresciani, mediatore dell’incontro, avverte immediatamente il pubblico: Clara Sanchez non è una persona “buona”. Scava a fondo, non risparmia alcun aspetto della vita, non censura le debolezze, ed anzi, tende a sottolinearle.

Clara specifica che il suo libro parla apparentemente solo di adolescenza, ma in realtà coinvolge in modo particolare anche le famiglie dei protagonisti: “Spesso”, prosegue, “i veri adolescenti sono proprio gli adulti”. Inoltre uno dei leitmotiv che anche in quest’occasione si ripresenta, è il mistero.

Protagonisti del racconto sono Fran, l’amico Eduardo, e la sorella di quest’ultimo, di cui Fran è perdutamente innamorato, non corrisposto.

Eduardo e Tania appartengono ad una famiglia benestante, ed abitano in una villa in un sobborgo di Madrid: l’elemento di ricchezza è sempre presente nei romanzi della Sanchez: ama osservarla e descriverla (“Così non ho bisogno di comprarmi la villa o di assumere personale delle pulizie” scherza Clara con Bresciani).

La famiglia di Eduardo è considerata da Fran come un modello ideale: la madre di Eduardo è una donna perfetta, elegante, quasi eterea (al punto che Fran ritiene che, se dovesse mai morire, non lo farebbe come tutti gli altri, ma si disintegrerebbe nell’aria). La madre di Fran, al contrario, è una donna assente, imperfetta, disorientata, quasi un’adolescente.

Questa interessante contrapposizione di personaggi è stata sfruttata dalla Sanchez come vera e propria piattaforma di protesta: “Dalle madri si pretende sempre molto: devono avere quasi un’immagine verginale, un’aura immacolata, perfetta; ma una donna è un essere umano, può essere anche indecisa e disorientata”.

Anche i personaggi minori hanno un certo spessore, e sono ispirati agli incontri della vita della scrittrice: Mr Gambe (come lo chiama Fran), l’istruttore della palestra, che intrattiene una relazione extraconiugale con la madre del ragazzo; il veterinario e la famiglia; persino i due cani, Ugo e Ulisses, hanno i nomi di due cuccioli del paese della scrittrice.

All’interno della storia alcuni passi sembrano bloccare la narrazione. In uno di questi un altro personaggio, Alien, e Fran discutono di un monte che si chiama Nido: Fran domanda ad Alien se ci sia mai salito, e quest’ultimo risponde che, se fosse stato giovane come il ragazzo, lo avrebbe indubbiamente fatto; Alien riporta così il lettore al tempo della nostalgia, dei desideri mai avuti, degli slanci di coraggio mancati, di fatto dicendo: “Ero felice, ma non lo sapevo”.

C’è infatti un senso più profondo nel libro: Clara intende trasformare in poesia gli aspetti più banali e quotidiani dell’esistenza, costruendo una poesia d’amore molto comprensibile, in cui si riversano tutti i tipi di amore, da quello adolescente a quello adulto, da quello entusiasta a quello non corrisposto.

Ultimo, ma non per importanza, quel particolare tipo di amore, forse il più nobile, chiamato Amicizia.

Alessandra Saponara