Ian Manook: l’uomo che da scrittore di articoli è diventato romanziere.
Nel 2012 ha vinto il premio per il miglior romanzo per giovani, con il libro Morte nella steppa, ambientato in un territorio lontano 7163 km dalla Francia, il suo paese. Oggi al salone del libro ha presentato il secondo libro della trilogia, Tempi selvaggi, ambientato nella fantastica terra mongola. Ha scelto questo paese perché, come lui stesso ha detto, scrive solo dei paesi in cui ama viaggiare.
Il thriller vede come protagonisti tre casi che il commissario “Yeruldelgger” deve risolvere: il primo, quello di un uomo morto nella steppa, la morte di una donna e infine il ritrovamento di un container pieno di bambini morti. Durante l’incontro ha fatto conoscere anche la cultura nomade tipica del paese, ben distinta da quella mongola: quest’ultima è simile alla nostra. Una differenza rilevante è che i nomadi credono nello sciamanesimo. Questa credenza attira molto l’autore, ed è stata uno dei motivi che l’hanno spinto a scrivere di questo popolo.
Manook ha condiviso con il pubblico le sue tecniche di scrittura e si è dimostrato uno scrittore istintivo, che non segue un piano di scrittura e che per scrivere i suoi racconti si basa solo sull’esperienze dei suoi viaggi.
Ha reso popolare questa terra, attribuendole il valore che merita. Infatti noi occidentali ci immaginiamo la Mongolia come la vediamo rappresentata su una cartolina.
Giulia Pietrogrande e Claudia Felloni, liceo ” L. Ariosto”.
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