«Se gli anziani sognano, i giovani sogneranno, se sanno fare propri i sogni dei giovani, ecco che non c’è il conflitto», così afferma il cardinale di Bologna Matteo Zuppi nel suo intervento sul binomio anziani e giovani al tempo della pandemia, tenuto questo pomeriggio al Teatro Arena del Sole di Bologna.
L’obiettivo da raggiungere è quello di ricreare un’alleanza tra due generazioni: quella degli anziani, segnati dalla fragilità della malattia, e quella dei giovani, resi vulnerabili dalla privazione della loro socialità.
Il cardinale Zuppi sottolinea più volte l’importanza di aiutarsi gli uni e gli altri con la consapevolezza che da soli non ci si può salvare. Per esprimere questo concetto fa riferimento al mito di Narciso, che specchiandosi in un lago si innamora della propria immagine riflessa. Questo sottolinea la cultura individualista dalla quale bisogna allontanarsi per superare la pandemia e ricostruire un futuro fondato sui sogni, sulla comunicazione e soprattutto sulla solidarietà.
Infatti, lo sviluppo tecnologico e la globalizzazione, che sembrano aver ridotto la distanza che intercorre tra gli uni e gli altri, hanno in realtà aumentato e sviluppato un’egolatria eccessiva, che non conduce alla felicità, la quale può essere raggiunta solo attraverso un’alleanza.
Il virus ha quindi rivelato l’inganno di un’immagine di benessere che era solo una caricatura della vita reale, la quale si è rivelata faticosa e pericolosa. Ci ha messo davanti alla realtà dei fatti, a cui non eravamo abituati perché cresciuti in una bolla che ci ha sempre protetto.
A sostegno di ciò «il si salvi chi può, finisce con un tutti contro tutti», frase tratta dall’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco, ribadisce la necessità di far parte di una comunità che fornisca un sostegno e che dia la possibilità di pensare e sognare insieme.
Perciò per realizzare una comunità sana è necessario che gli anziani accettino la vecchiaia e i giovani coltivino i loro talenti. Così facendo nei primi diminuisce l’astio verso la vita che lentamente li abbandona e l’invidia nei confronti di coloro che possono ancora godere di questa a lungo, nei secondi invece matura l’idea che la vecchiaia sia una forma di vita autentica.
Il cardinale prosegue poi il discorso soffermandosi sugli effetti negativi della solitudine, non solo sugli anziani ma su tutti i giovani che risentono così della mancanza degli importanti insegnamenti della vecchia generazione. Gli anziani non devono perciò essere abbandonati, ma non si deve neanche scaricare il peso sui giovani, che pagano già il prezzo dell’incapacità del sistema e sono perciò sempre più spinti a cercare una speranza al di fuori dell’Italia.
Per superare questa pandemia, infine, bisogna quindi lottare contro un virus più grande, ossia quello della divisione e della sfiducia che hanno contribuito ad accentuare l’isolamento. Questo può essere sconfitto solo mediante l’alleanza che assume i caratteri di un’amicizia, la quale comporta la necessità di stare vicino agli altri cercando la forza di lottare per il futuro di tutti.
Infatti come afferma il cardinale: “se non si cerca il futuro si rischia di perdere il passato”.
Caterina Gili, Chiara Massari -Liceo Vittorio Alfieri
Chiara Marchesin -Liceo Ariosto
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