“Vedi com’è arduo immaginare che cosa sia successo in quella stanzuccia? Possiamo provare a figurarci tutti gli scenari possibili, Pinelli che si scaraventa giù con un balzo felino, Pinelli che si affaccia per prendere aria e piomba giù per un malore attivo, Pinelli che viene sporto fuori per minaccia e sfugge alla presa, Pinelli che cede a una violenza mal calcolata e viene buttato giù nel panico degli interroganti.”
Alla Banca dell’Agricoltura scoppia una bomba fascista. La polizia sceglie di seguire la pista anarchica, privilegiata anche quando gli indizi ne dimostrano l’inconsistenza. Poi la morte di Pinelli, uno fra i tanti anarchici fermati: entra in Questura la sera del 12 dicembre e ne esce morto pochi giorni dopo dalla finestra dell’ufficio del Dr. Calabresi. Nel ’75, la sentenza di Gerardo D’Ambrosio escluderà le contrastanti ipotesi di suicidio e omicidio: un malore attivo ha sorpreso il ferroviere anarchico, stremato dopo ore di interrogatorio, mentre prendeva una boccata d’aria alla finestra e lo ha fatto precipitare. Sofri smonta l’esito della sentenza: riconosce che in quel momento Calabresi non era nella stanza in cui si svolgeva l’interrogatorio; esclude suicidio o malore, ma non formula un’ipotesi definitiva. Documenti processuali alla mano, sottolinea le numerose incongruenze e contraddizioni nelle versioni e negli atteggiamenti dei poliziotti durante e dopo il fermo di Pinelli. Pur mantenendosi sempre critico nei confronti di Calabresi, lo inquadra come componente di un contesto in cui le accuse vanno indirizzate verso livelli superiori: all’allora Questore di Milano Marcello Guida e al Commissario Capo Antonino Allegra. Come se le pressioni che venivano da Roma o gli ordini dei superiori possano giustificare un omicidio. Sofri affronta anche la campagna di stampa condotta da Lotta Continua, il periodico di cui era direttore, contro Calabresi, indicato da molti come colpevole della morte di Pinelli, l’omicidio del Commissario e le proprie responsabilità morali.
La testimonianza di un protagonista con un distacco e un’oggettività tali da dimostrare un bisogno estremo di obiettività.
Una storia di ieri, raccontata da chi c’era, e forse pensa di conoscerla, e specialmente a chi non c’era e ha voglia di sapere e capire.
Irina Aguiari
Progetto “Galeotto Fu Il Libro”
Liceo Classico “Ariosto”, Ferrara
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