“Palermo è ancora una bambina. Mi è indispensabile pensarlo; considerarla una città cresciuta sarebbe il fallimento della mia vita.”
Letizia Battaglia, fotografa siciliana, ospite al Teatro la Vicaria di Palermo in occasione del Salone del libro di Torino 2020, affronta l’indissolubile combinazione tra vita e morte con cui si è confrontata nel corso della sua carriera.
Facendo riferimento al legame con Palermo, spiega come la città l’abbia posta di fronte a scene di grande violenza, ma le abbia anche permesso di raggiungere una dimensione di felicità.
La sua carriera inizia nel 1969 con la collaborazione con il quotidiano palermitano L’Ora.
È nel 1974 che Letizia Battaglia comincia a documentare l’inizio degli anni di piombo, immortalando i violenti delitti di mafia, al fine di informare l’opinione pubblica e scuotere gli animi.
Ma, dopo l’omicidio dei giudici Chinnici, Falcone e Borsellino, non riesce più a fotografare.
“Era una specie di malattia, un dolore troppo forte” racconta.
Sogna di bruciare i negativi dei “morti ammazzati”, sente il crepitio della pellicola.
“Mi vergognavo di avere tutti quei morti” continua “ma non potevo bruciare la storia dell’Italia, la storia di Palermo” e così attua delle rielaborazioni; alle immagini brutali unisce qualcosa di diverso, un fiore, un pube femminile, o una bambina, li pone in primo piano a svilire le atrocità che si trovano dietro di loro.
“Poi è successo che ho cominciato a fotografare i corpi delle donne nude” afferma.
In loro cerca solidarietà, conforto, perché neanche le donne sono perfette e Letizia Battaglia non ricerca la perfezione; le sue modelle non sono bellissime o sensuali, ma semplici ed autentiche.
“A causa dell’incontro con quello che chiamo “orco nero” persi la mia libertà. Quell’uomo mi segnò per sempre” . Con le sue foto vuole immortalare l’essenza di quelle donne e ritrovarvi qualcosa di se stessa, qualcosa che da bambina le è stato portato via.
Ad oggi Letizia Battaglia sta lavorando al progetto “Palermo nuda”: fotografando le donne della sua città, dimostra come queste siano cambiate, come non abbiano paura di mostrare il proprio corpo, di estirpare le sovrastrutture volute da un mondo antico, maschile e malato.
“Palermo è una città straordinaria, feroce ma anche generosa” afferma infine. È la città che l’ha ispirata, che l’ha cresciuta. Ma è Palermo adesso a dover crescere; nonostante i continui stimoli, infatti, è tutt’oggi teatro di soprusi e brutalità.
È per questo che Letizia Battaglia ha bisogno di credere che la città sia ancora una “bambina” che noi dobbiamo aiutare a crescere. A questo ha dedicato la sua intera vita e, nonostante ciò le abbia procurato dolore, non se ne andrà.
“A volte scappo ma ritorno sempre. Forse quel poco di felicità che posso avere è proprio Palermo, altrimenti sarei troppo infelice”.
Sofia Mazzaglia, Liceo Ariosto
Vladyslav Compagnucci, Liceo Ariosto
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